Dagli Atti degli Apostoli 2,1-11
Dal Salmo 103
Dalla lettera di S. Paolo ai Galati 5,16-25
Dal Vangelo secondo Giovanni 15,26-31;16,12-15

“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso e riempì tutta la casa dove stavano”.

Tante altre giornate erano terminate in maniera uguale, tra preghiere, speranze e rinnovati timori ma, per i pochi amici di Gesù rimasti fedeli al suo comando di rimanere uniti e di attendere il compimento della “promessa”, questo giorno non poteva concludersi senza che si realizzasse ciò che Lui aveva detto: ricevere una forza dall’alto per essere capaci di testimoniare a tutto il mondo la sua resurrezione.
Il gruppetto dei discepoli, seguaci impauriti e dubbiosi, ha scelto di obbedire ed ha perseverato perché con loro è presente Maria, la madre di Gesù: è lei che unisce, è lei che conforta, è lei che trepida in questa nuova attesa così come quando ha aspettato la nascita del Figlio annunciato dall’angelo. Maria ha imparato a conoscere i tempi di Dio e soprattutto la Sua fedeltà. La serenità con la quale si muove nel cenacolo, l’intensità della sua preghiera e la dolcezza della sua consolazione sono di esempio per i discepoli. Si sentono al sicuro con una simile madre e possono aspettare, anche senza sapere bene cosa.
L’attesa sarà ripagata da un dono immenso, infinito, inimmaginabile: l’amore che lega Dio Padre a Gesù e Gesù figlio a Dio Padre. Gli apostoli non conoscono i confini di questo Amore, ma sapendolo probabilmente avrebbero risposto con le stesse parole che Maria pronunciò all’annuncio dell’angelo: «Come è possibile?…» e avrebbero ricevuto la stessa risposta «Lo Spirito Santo scenderà…: nulla è impossibile a Dio». E allora anche le labbra del discepolo  si sarebbero aperte per dire: «Eccomi, sono il servo del Signore, avvenga di me quello che hai detto».
Non è stato un angelo, però, ad annunciare questo evento bensì Gesù stesso che ha raccomandato i discepoli di attenderne la realizzazione e non è una donna che aspetta questa novità: è la comunità del Signore chiamata a rinascere nello Spirito.
E’ una nuova creazione: annuncio, attesa e vita nuova. Cosa nasce in quella stanza di Gerusalemme, mentre sta per terminare il giorno di Pentecoste? Nasce una comunità di credenti in Gesù risorto così forte e così fedele che arriverà fino ai confini della terra per annunciare questa verità e nessuna difficoltà li fermerà più; nasce la Chiesa.
“Il vento che si abbatte impetuoso” non ha mai terminato la sua corsa. Ha investito tutti, compresi noi che forse siamo così saldamente attaccati alle nostre sicurezze umane da non averne percepito l’alito, la spinta. Forse abbiamo chiuso talmente bene la nostra casa che lo Spirito è rimasto fuori. Eppure ne sentiamo la necessità perché cadiamo spesso sotto le opere della carne, come dice S. Paolo nella lettera ai Galati: “Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere…”  . E’ un elenco parziale e ognuno può aggiungere le proprie debolezze, ma non è redatto per scoraggiarci; chiamare le cose con il proprio nome è alla base del cambiamento che con l’opera dello Spirito Santo diventa fruttuoso oltre ogni immaginazione. Infatti “il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.  E’ tutto ciò che ogni persona desidera per se stessa e per gli altri; è la bellezza dei figli di Dio.
Allora “camminiamo secondo lo Spirito”. Cosa significa questo camminare? Niente può essere come prima sotto la spinta del vento impetuoso: quando la preghiera diventa mera ripetizione di formule e la fede rimane senza speranza, quando scambiamo i gesti liturgici per vuoti ritualismi, quando operare scelte coerenti con il vangelo diventa difficile e  il cuore non arde in petto all’ascolto della Parola di Dio, allora è tempo che chiediamo con forza l’intervento efficace dello Spirito Santo.
Gesù ha detto “Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità”. Il desiderio di ogni cuore è giungere alla verità; Gesù è la verità, la via, la vita. Alla sparuta comunità che si riunisce in Gerusalemme non mancherà mai più la luce dopo che sono divampate le lingue di fuoco dello Spirito Santo: nessun tramonto, nessuna fine, nessuna desolazione più, ma una luminosa rinascita, gioiosa come tutte le nascite, uno sconvolgimento inimmaginabile. Sarà così anche per noi quando scopriremo “l’ospite dolce dell’anima”, come dice la bellissima sequenza  di Pentecoste.

Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto.
O luce beatissima, invadi nell’intimo il cuore dei tuoi fedeli
Senza la tua forza  nulla è nell’uomo, nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido, bagna ciò che è arido, sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido, scalda ciò che è gelido, drizza ciò ch’è sviato.
Dona ai tuoi fedeli che solo in te confidano i tuoi santi doni.
Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Amen.

CB 31.05.2009 MTM