Domenica scorsa Gesù ha toccato il fondo: ha chiesto alla folla di saziarsi della sua carne, di dissetarsi al suo sangue. Cristo ha già in mente l’estremo dono, l’eucarestia. Rabbrividisco nel leggere questa decisione che lascia sgomento l’uditorio. Gesù, invece di andarsene, di gettare la spugna, pensa ad un gesto ancora più radicale, intravede all’orizzonte l’incomprensione che diventa odio e violenza. E accetta la sfida: andrà fino in fondo, donerà ogni sua fibra, ogni sua goccia di sangue al progetto di Dio. Il panorama, lo vedete, è desolante, aurora dell’incomprensione che porterà Gesù al Golgota. Non è questa, in sintesi, la storia dell’umanità? Non è questo episodio metafora e parabola della nostra vita spirituale? Fino a quando Gesù sfama le folle è idolatrato, quando parla di Dio, è abbandonato. Fino a quando Dio risponde alle nostre esigenze e alle nostre richieste è grande, quando – a nostro avviso – ciò non avviene più, è rinnegato e rigettato. Dramma di un Dio che mendica la nostra adesione! Dramma inaudito di un Dio che si fa carne e compassione e che viene ignorato perché ci risulta più comprensibile un Dio intangibile nella sua asettica e lontana divinità.

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