Chissà cosa pensò il giovane fra Giuseppe

quando, all’improvviso, un giorno seppe

che doveva lasciare la Romania

per trasferirsi nella parrocchia mia.


«Butea, Butea, paesello mio lontano…»

pensava Giuseppe mentre l’organo suonava!

«Adesso sono tra il popolo molisano

umile, forte, davvero è gente brava!».


Certo la lingua è un grande problema

ma presto Giuseppe risolse il dilem(m)a:

il dialetto di qui somiglia al romeno

e ci si capisce anche a gesti… più o meno!


Il giovane frate cantava e suonava;

con lui ogni funzione si animava.

Niente più sonno o facce annoiate:

un accordo più alto e le vecchiette son risvegliate!


Per i bambini e i giovani ha un carisma vero;

dolce e accogliente, è sempre pronto a dare

una mano, un consiglio, un aiuto sincero,

mai stanco di giocare, di ridere e scherzare.


Fra Giuseppe, dal nome antico e santo,

da tutti ti sei fatto voler bene e tanto!

Dove l’obbedienza ti vuole, ora andrai,

ma siamo sicuri che non ci dimenticherai.


Noi certamente nel cuore ti porteremo,

giovane frate romeno, non ti scorderemo!