06 SETTEMBRE 2009
XXIII DOMENICA  T. O. (ANNO B)

Dal libro del profeta Isaia 35,4-7
Dal Salmo 45
Dalla lettera di S. Giacomo 2,1-5
Dal Vangelo secondo Marco 7,31-37

Le letture della liturgia di questa domenica sono molto consolanti oserei dire “dissetanti”. Ogni brano proposto alla nostra riflessione è ricco di suggestioni e allo stesso tempo è talmente chiaro che nessuno può dire “non ho capito”.
Il Vangelo, in maniera dettagliata, fotografa una scena: Gesù, continuando il suo cammino di evangelizzazione, è giunto nei pressi del mare di Galilea. C’è folla intorno a lui e tutti vogliono ascoltarlo, parlargli, toccarlo, soprattutto i malati, nella speranza di essere guariti. Un uomo però se ne sta in disparte: è sordomuto e non comprende il perché di tutta quella folla. Non gli sono giunte le parole piene d’amore di Gesù, ne ignora la preziosità e perciò rimane isolato nella sua sordità e nel suo dolore.
In quell’ uomo possiamo vedere ognuno di noi quando chiudiamo le orecchie alla Parola di Dio, alla sua consolazione, al suo amore. Allora restiamo isolati, non comprendiamo niente di ciò che ci sta intorno, chiusi come siamo nella nostra povertà se non nel nostro peccato. Tutto assume un altro valore: la solitudine si fa sentire con tutto il suo carico di tristezza  mentre le relazioni diventano ogni giorno più difficili.
Il sordomuto però non è del tutto solo; ha ancora qualcuno che si prende cura di lui: “Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano”. Chissà chi erano questi che lo hanno accompagnato da Gesù? Non importa molto il nome o il tipo di relazione che li lega; conta ciò che hanno fatto ed è il compito di ogni cristiano: portare a Gesù. Questi amici sanno che Gesù può fare il miracolo, che può liberare l’amico dalla sordità; essi desiderano il bene e lo accompagnano alla Sorgente di ogni bene.
Gesù “lo prese in disparte, lontano dalla folla”. Porta il sordo lontano dal frastuono, dalla calca, lo pone al centro della sua attenzione. Ecco cosa succede quando si ama: ci si apparta perché la relazione è con la persona, quella solamente. Povero sordo che si era  trovato sempre emarginato in mezzo agli altri! Ora è faccia a faccia con il Verbo incarnato. Gesù, con una delicatezza infinita, affida ai gesti la sua cura: “gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua”. Il vangelo non racconta la reazione del malato: egli si è lasciato toccare, si è affidato completamente a quest’uomo che tutti rincorrono.
Gesù, dopo i gesti, prega il Padre, come fa sempre prima di un miracolo, di una guarigione, di una liberazione: “guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: “Effatà”, cioè: “Apriti!“. E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente”.
L’Effetà di Gesù è per tutto l’uomo: aprirsi prima di ogni cosa a Dio, porsi in ascolto della Parola, pregare, annunciare ai fratelli la salvezza. Questo è l’effetà da chiedere per se stessi e per gli altri. Siamo chiamati a dire “agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio… Egli viene a salvarvi»”. Ma come indicare ad altri Dio se noi stessi non ci siamo aperti al suo amore, non ci siamo lasciati cambiare, non ci siamo convertiti?

Dobbiamo chiedere al Signore di risvegliare tutte le nostre capacità per scoprire la ricchezza del suo amore, per poter dire pieni di stupore, come coloro che lo seguivano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!», facendo eco a quanto detto dal profeta Isaia: “Egli viene a salvarvi. Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto…
Quando si incontra Dio tutta l’esistenza viene cambiata. Sono bellissime le immagini usate dal profeta: l’arido deserto nel quale zampilla acqua e la sconfinata steppa attraversata da torrenti. In tutto questo stravolgimento di situazioni sia il salmo 45 che la lettera di san Giacomo vengono a ricordarci che Dio ha fatto la sua scelta preferendo i poveri: Egli dà il pane agli affamati, libera i prigionieri, rende giustizia agli oppressi,  protegge i forestieri, sostiene l’orfano e la vedova. Una predilezione che non fa sconti a nessuno come ci ricorda la seconda lettura: «Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali».

Signore Gesù, quando le nostre orecchie diventano sorde alle tue parole, fa che qualcuno ci riporti da Te. Non lasciarci nell’ aridità e nella tristezza, tocca soprattutto il nostro cuore chiuso e indifferente ai bisogni dei poveri. Fa’ scaturire nel  nostro deserto un fonte zampillante d’amore e noi saremo capaci di udire la voce di chi cerca aiuto. Amen.

CB 06.09.09 MTM