25 ottobre 2009
XXX DOMENICA DEL T.O. (ANNO B)

Dal libro del profeta Geremia 31,7-9
Dal Salmo 125
Dalla lettera agli Ebrei 5,1-6
Dal Vangelo secondo Marco 10,46-52

Ogni domenica la Parola della liturgia ci spinge a fare verifiche non sempre facili.
In questa veniamo stimolati a fare riflessioni che ci conducono su strade alquanto difficoltose da percorrere.
Siamo a Gerico, città antica e ricca di storia per ogni israelita; forse per noi un po’ meno. Gesù vi si ferma per un po’di tempo, ma poi riprende il cammino verso Gerusalemme. Deve aver predicato; le sue parole hanno, come sempre, conquistato tutti perché, mentre si appresta a lasciare la città, viene seguito dai suoi discepoli e da una grande folla di persone.
Lungo la strada, seduto per terra, un cieco che chiede l’elemosina “sente” che sta passando Gesù e non vuole perdere l’occasione. La sua voce, il suo richiamo purtroppo sono sopraffatti dal vociare animato della gente: il rischio è che Gesù passi oltre.
Allora egli grida, grida tanto al punto che “molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava più forte”
Cosa grida Bartimeo, il povero mendicante cieco di Gerico? «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!». Quante volte l’avrà urlato? E con quanta foga se non disperazione? E’ la sua ultima opportunità, la sua unica speranza. Gesù è la sua salvezza e lui lo sa.
E allora perché non gridare, perché non alzare la voce per chiedere aiuto, lui che non può corrergli dietro, data al sua cecità. “Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». La folla non è riuscita a coprire le invocazioni di aiuto. Esse giungono al Signore che si ferma, vuole parlare con quest’uomo che si è sgolato per attirare la sua attenzione.
“Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». La reazione del cieco è strabiliante:”Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù”
Il vangelo non ci dice se Bartimeo era giovane o anziano, però racconta che alla chiamata di Gesù, egli, in un attimo, si libera del mantello e balza in piedi. Per il povero cieco il mantello è tutto: è coperta per il freddo, è riparo dal sole, è la sua casa, è l’unica cosa che possiede. In questo momento, però, questa “sua ricchezza” gli è di impedimento: Gesù lo chiama e deve essere libero da ogni cosa, lui, un mendicante, rinuncia anche al suo mantello per incontrarLo.
Gesù si è fermato per lui, lo ha fatto chiamare e la sua gioia è incontenibile: da tempo ormai nessuno lo calcolava più. Là, sul ciglio della strada, coperto di polvere e di mosche, era diventato come trasparente.
Ma il Signore ascolta il suo grido, si ferma e lo chiama: “Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?»”. E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo!”. E Gesù gli disse: “Va’, la tua fede ti ha salvato”. E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.
Dialogo stringato, domanda e risposta quindi cala il sipario sulla scena con due verbi che campeggiano come luci al neon: vedere e seguire. Il povero cieco ha saputo mendicare la sua vista: ora vede di nuovo e ciò che vede lo coinvolge totalmente al punto che si mette a seguire Gesù lungo la strada. Egli ora vede con gli occhi, ma e soprattutto con il cuore. Adesso sa che non ha sbagliato a gridare la sua preghiera a Gesù. Ha finito di piangere là nella polvere; ora è in piedi, è un uomo libero e sceglie di seguire il Signore. Forse la sua gioia sarà diventato un canto di lode e di gioia come viene narrato nel salmo  per il popolo d’israele: “Innalzate canti di gioia per Giacobbe,esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: “Il Signore ha salvato il suo popolo,il resto d’Israele”.

Signore, tante volte ci siamo trovati sul ciglio di una strada incapaci di trovare una soluzione. Siamo stati come mendicanti nemmeno in grado di alzare la voce fino a Te. Perdonaci. Tu ci passi vicino e noi rimaniamo nella cecità e nel mutismo, avvolti come siamo nel mantello della nostra poca fede. Perdonaci “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me” vogliamo gridare quando ci sentiamo  schiacciati dalla nostra stessa miseria, quando siamo presi dalla tristezza e dalla solitudine, quando non riusciamo più a “vedere”. Donaci Signore occhi nuovi per guardare ciò che ci circonda con il tuo stesso sguardo: allora ci alzeremo in piedi, butteremo i nostri fardelli e ti seguiremo, innalzando canti di gioia e di esultanza. Amen.

CB 24.10.09 MTM