17 Gennaio 2010

II DOMENICA DEL T.O. (ANNO C)

Dal libro del profeta Isaia 62,1-5

Dal salmo 95

Dalla 1 lettera di S. Paolo ai Corinti 12, 4-11

Dal Vangelo secondo Giovanni 2,1-12

Nei vangeli troviamo riportate solo poche parole pronunciate dalla Vergine Maria: quelle dette all’angelo Gabriele, messaggero dell’Altissimo, cioè suo servitore, quelle dette nella casa di Elisabetta, che apparteneva di fatto agli ultimi perché sterile, ai “poveri di Israele”, agli anawim, e quelle rivolte ai servi nella casa degli sposi a Cana di Galilea.

Maria, la “Serva del Signore”, possiede un linguaggio altissimo quando magnifica Dio, ma anche uno di facile comprensione per coloro che non hanno alcuna rilevanza agli occhi del mondo. E’ concisa, semplice e fiduciosa. «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Ai servi di Cana venne ordinato di riempire di acqua alcuni contenitori di pietra:” Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo”.

Prima di tutto bisogna portare l’acqua, circa seicento litri, pari a sei quintali di peso. Una bella sfacchinata! Non c’è niente di particolare in questo: semplice facchinaggio. Eppure Maria ha detto, e dice ancora oggi a ciascuno di noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Gesù “disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono”.

L’obbedienza dei servi sembra solo esecutiva, ma non è così. L’evangelista Giovanni, nei versetti successivi, rende onore ai servi che “sapevano” proprio perchè prima, portando l’acqua, avevano prestato un servizio e avevano “visto”.

Sono in effetti proprio i servi i primi testimoni silenziosi della straordinarietà di quell’Ospite. Dalla frase della Vergine Maria evidenziamo i due verbi: dire e fare: Gesù, il Verbo Incarnato, dice e a noi spetta il compito di ascoltare e di fare ciò che Egli desidera. Dunque lo specifico è Ascoltare e Servire. Questo è l’atteggiamento che siamo chiamati a scoprire e a fare nostro. Da un ascolto fedele, attento e amoroso della Parola non si può non passare all’obbedienza della stessa: “qualsiasi cosa vi dica, fatela”.

In questa liturgia brilla una delle perle più preziose tra le lettere di Paolo: la 1^ ai Corinti. Il brano proposto alla nostra riflessione parla del “fare” qualcosa. Forse la Comunità di Corinto era talmente operosa da spingere Paolo a mettere un po’ di ordine nei diversi servizi o, molto più probabilmente, c’erano invidie e gelosie nella manifestazione e nell’uso dei doni spirituali cosicché Paolo si vede obbligato a fare una catechesi sui diversi servizi e sui carismi che sono alla base di ogni servizio.

Egli, infatti, spiega che ci sono diversi carismi, diversi ministeri e diverse attività, “ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti” per il bene comune. La fonte di ogni bene è e rimane Dio che, con sapienza infinita, dona le capacità per svolgere un servizio nella comunità, senza fare alcuna distinzione.

Redige, quindi, un elenco, seppur parziale, dei doni ordinari e straordinari che lo Spirito fa ai credenti: il linguaggio della sapienza e quello della conoscenza, il dono della fede, quello delle guarigioni e il potere dei miracoli, il dono della profezia e quello di discernere gli spiriti, il dono delle lingue e della loro interpretazione. Conclude la catechesi con un’ affermazione che non ammette repliche: “ma tutte queste cose le opera l’unico e medesimo Spirito, distribuendole a ciascuno come vuole”.

E’ chiaro dunque che i doni, i carismi non sono legati ai meriti del ricevente, ma alla magnanimità del Donatore. In questo modo nessuno può attribuirsi alcun pregio, soprattutto in ambito spirituale.Davanti alla chiarezza delle affermazioni di Paolo cadono tutti i ragionamenti sui tanti sedicenti guaritori e operatori di prodigi: essi, infatti, non sono a servizio del Bene, ma solo delle loro tasche.

Dio è straordinario, e lo è ogni suo intervento nella vita nostra, come in quella di tante persone e nella chiesa tutta. Il nostro peccato è aver chiuso gli occhi alle sorprese di Dio; abbiamo perso la capacità di stupirci davanti a ciò che opera per noi e in noi: Dio è Creatore sempre e rinnova ogni giorno le sue meraviglie. Dobbiamo cominciare a cercare e a scoprire i segni della Sua presenza nella nostra esistenza.

A causa della nostra incapacità a capire Egli è diventato il Dio dei segni: un po’ d’acqua nel battesimo segna l’ingresso in una vita nuova di santità e di grazia; un pezzetto di pane, alcune gocce di vino sono il nutrimento per la vita eterna; un po’ d’olio serve per guarire le nostre infermità; l’imposizione delle mani del sacerdote ci libera dai peccati e dal male.

Dio nessuno l’ha mai visto, ma Gesù è venuto a parlarci di Lui. E’ allora necessario mettersi alla sua sequela per ascoltare i suoi insegnamenti e metterli in pratica.

Solo in questo possiamo entrare in relazione con Dio; questo implica tempi di silenzio e di meditazione, tempi di preghiera e di ascolto, tempo per servire il Signore e tempo per servire le persone. Così facendo possiamo scoprire i segni dell’azione di Dio in mezzo agli uomini così come successe ai servi che riempirono le giare di acqua e si stupirono nel vedere che Gesù aveva trasformato l’acqua in vino buono. Ed è questa trasformazione radicale che dobbiamo sperare per noi: passare da una situazione forse fin troppo insipida per diventare vino buono per la gioia di tutti.

Signore Gesù lasciati intenerire il cuore : abbiamo bisogno di un cambiamento radicale. Siamo rimasti per troppo tempo senza capire che Dio Padre ci ama perfettamente, ci siamo inariditi e le nostre giare si sono screpolate. Desideriamo essere rimodellati per diventare capaci di contenere tutto l’amore che ci doni. Oggi vogliamo fare nostro le parole del profeta Isaìa: “sarai chiamata con un nome nuovo che la bocca del Signore indicherà. Sarai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio. Nessuno ti chiamerà più Abbandonata, né la tua terra sarà più detta Devastata, ma sarai chiamata Mia Gioia e la tua terra Sposata, perché il Signore troverà in te la sua delizia”. Donaci questo nome nuovo perché vogliamo essere la Tua gioia e la Tua delizia. Amen.

CB 16.01.10 MTM