Se ricordiamo, il Vangelo di domenica scorsa mostrava, da una parte la grande incoscienza del figlio che abbandona la casa e sceglie il mondo, riducendosi alla più nera delusione ed infelicità: la solitudine di un figlio che, dopo aver vissuto nella serenità di un profondo rapporto con il padre, alla fine, per sua maldestra scelta, si trova veramente ‘nudo di tutto’, abbandonato da tutti, senza un futuro. È un figlio che però alla fine trova la forza interiore di rivedere le sue scelte e riorientare la sua vita tornando dal Padre, riconoscendo la sua indegnità ad essere considerato figlio e disposto ad essere accolto anche solo come servo: ‘Rientrò in se stesso e disse: tornerò da mio padre’. Dall’altra c’è il padre, che, sulla porta di casa, lo attende ansiosamente da tempo, ‘gli corre incontro commosso, gettandogli le braccia al collo’ e invita ‘a fare festà, perché il figlio che era morto è tornato in vità. Questo per spiegare l’infinita misericordia di Dio verso di noi, nonostante la nostra indifferenza, superficialità o cattiveria. Tutta la vita di Gesù, compresa la Passione e la Morte, è stata sempre una risposta alla misericordia del Padre, all’immenso amore che Lui ha per noi.

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