Gesù entra in Gerusalemme non a bordo di un carro regale ma in groppa ad un puledro. La folla si accalca al suo passare, spinge per vederlo, lo applaude, lo acclama, ma solo a parole. È un entusiasmo incosciente. Di lì, a poco Gesù, trattato di certo non come un re e un salvatore, sarà consegnato ai suoi carnefici, condannato e messo a morire in croce. Atroce fine. Atroce solitudine per un uomo e, ancora di più, per il Figlio di Dio. Lassù, sul Golgota, gli faranno compagnia due malfattori, mentre quaggiù i suoi amici, i suoi “fedelissimi” bloccati, inermi, impauriti e terrorizzati, non tenteranno nulla per salvarlo, anzi, per paura di fare la stessa fine, se la squaglieranno… E quella folla che oggi grida “osanna” ben presto urlerà “crocifiggilo”, quella folla che oggi stende mantelli e palme, domani si siederà a guardare lo scandaloso spettacolo della croce e della sua morte.

Chissà cosa avremmo fatto noi se fossimo stati là! Perché, obiettivamente e razionalmente, chi se lo sarebbe aspettato un Dio così? Noi, abituati a collegare il potere con la forza o con il denaro, ci saremmo aspettati un Gesù trionfante, vittorioso, capace di annullare ogni accusa e infamia. E invece no! Il Dio cristiano non è così! Dio è imprevedibile, ci stupisce, ci spiazza e ci sconcerta: si spoglia di ogni regalità e accetta di essere uno di noi, anzi di più, accetta l’umiliazione e il supplizio della crocifissione per redimere l’umanità tutta, felice o sofferente, ricca o povera, credente o atea.

Il Salvatore, il buon pastore, diventa l’agnello immolato. Impossibile spiegare tanto amore. Meglio sostare… fare silenzio… stupirsi e meditare! Che fatica trovare un senso alle nostri crcoci! Come la folla, come i discepoli, anche noi, incoscienti del dono prezioso di Gesù, siamo capaci di grandi entusiasmi se le cose ci vanno bene, e pronti ad accusare Dio se qualcosa va storto. Quanto bisogno di conversione abbiamo! Gesù muore, ma la morte non sarà l’ultima tappa; il suo spirito consegnato al Padre ritornerà agli uomini come presenza risorta, come promessa realizzata, come consolazione eterna. Allora anche i discepoli e tutti noi non avremmo più paura di credere. Ci auguriamo fruttuosa settimana santa! Che il Signore ci aiuti ad accettare la sua imprevedibilità e non finisca mai di stupirci con le meraviglie del suo amore infinito.