07 marzo 2010

III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO C)

Dal libro dell’Esodo 3,1-8.13-15

Dal Salmo 102

Dalla 1 lettera di S. Paolo ai Corinti 10,1-6.10-12

Dal Vangelo secondo Luca 13,1-9

Oltre il deserto c’è il monte di Dio; Mosè lo ha superato ed è giunto in alto, sull’Oreb. Questo inizio della prima lettura è un’efficace immagine per la vita spirituale di ognuno di noi: oltre il deserto, la tristezza, il peccato, la desolazione c’è il monte di Dio così come oltre questa quaresima, la passione, la morte, c’è la resurrezione e la vita.

Lasciamo alla nostra anima la possibilità di interrogarsi e di sorprendersi come fece Mosè: “Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?”.

La curiosità fine a se stessa, però, nelle cose di Dio non serve: Dio vuole la relazione, vuole entrare in rapporto con Mosè, gli vuole far fare memoria, ricordare la cura che ha avuto nei confronti del popolo, la sua costante presenza: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze…”.

Dunque Dio non è lontano dal suo popolo come non lo è da nessuno di noi: osserva, ascolta, conosce. Possiamo dire lo stesso di noi nei suoi confronti? Volgiamo gli occhi verso di Lui, lo ascoltiamo, lo conosciamo.La Parola della liturgia delle precedenti domeniche di quaresima ci ha guidato verso un deserto fatto di sobrietà, vuoto di rumori e di distrazioni; luogo di riflessione, di verifica e di presa di coscienza dei nostri errori, dei nostri peccati.

Ed ecco che, oltre il deserto, arde un fuoco e risuona la voce possente di Dio: «Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe … conosco le sue sofferenze…».

Forse qualche volta abbiamo immaginato Dio assiso su un trono in alto, lontano, insensibile e sordo al lamento degli uomini, questo brano ci mostra Dio chino a guardare, a sentire il grido di aiuto del suo popolo.

A conferma dell’amore di Dio per tutti e per ciascuno il salmo ci ricorda che “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia…”.

Ma noi spesso siamo come l’albero di fico della parabola che Gesù racconta ai suoi discepoli quando questi lo interrogarono su alcuni fatti tragici che erano accaduti in quei giorni: “Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: “Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest’albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perché deve sfruttare il terreno?”.

Parabola inquietante e ricca di interrogativi per ogni cristiano: siamo stati piantati per portare frutti e frutti dolci, ma non ne abbiamo prodotto. Forse qualcosa è anche nato, ma non è maturato ed è aspro e immangiabile.

Mi chiedo dunque perché mi limito a sfruttare il terreno e non mi decido a dare ciò per cui sono stato “piantato”?

Il vignaiolo rispose al padrone: “Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire.”

Devo la vita al Vignaiolo che nonostante la mia sterilità si ostina a prendersi cura di me, dell’arida zolla nella quale resto attaccata senza produrre frutti. Proverà a dissodare la durezza del mio terreno, apporterà nutrimento, avrà ancora pazienza.

Dio ci circonda di bontà, di misericordia e di pazienza; intorno a noi alza un recinto d’amore perché conosce la nostra fragilità e sa che abbiamo bisogno delle sue cure.

Il nostro peccato è non riconoscere il bene che da Lui riceviamo, non ricordare ciò che ha fatto e fa per noi. “Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tutti i suoi benefici”.

Signore Gesù, Vignaiolo accorto e premuroso, perdona la nostra aridità. Come l’albero di fichi siamo stati piantati per dare frutti di dolcezza, ma abbiamo preferito solamente sfruttare il terreno allungando le nostre radici e i nostri rami inutilmente, verso campi infruttuosi. Ora è il tempo della cura: vieni a spezzare la durezza del nostro cuore, vieni a concimare le nostre anime inaridite, vieni ad irrigare i nostri deserti e diventeranno giardini. Abbi pazienza con noi. Amen.

CB 07.03.2010 MTM