11 aprile 2010

II Domenica di Pasqua

o della Divina Misericordia (anno C)

 

Dagli Atti degli Apostoli 5,12-16

Dal Salmo 117

Dal libro dell’Apocalisse 1,9-11.12-13.17-19

Dal Vangelo secondo Giovanni 20,19-31

“ …mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore”.

Questa è la scena che ci racconta l’evangelista Giovanni: Idiscepoli erano sì riuniti, ma a porte chiuse per timore dei Giudei. Fanno gruppo così si sentono più sicuri, ma Tommaso, forse in fondo il più coraggioso, non c’è, è uscito. Appare Gesù e per farsi riconoscere presenta la sua carta di identità: mostra le mani e il fianco feriti ed augura la pace. Con queste “prove” i discepoli lo riconoscono e gioiscono nel vedere il Signore. Si sentono rassicurati:ora sì che possono scacciare i dubbi e i timori che erano nei loro animi: il Signore è di nuovo in mezzo a loro!

Gesù parla, comunica, entra in relazione e compie un gesto nuovo: “Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo”. E’ il soffio di una nuova vita simile a quello della creazione di cui si parla nella Genesi. Ora Gesù può affidare ai suoi discepoli un servizio che è proprio di Dio Padre: quello cioè di essere misericordiosi. Per esercitare questo servizio della misericordia hanno bisogno di ricevere lo Spirito Santo di Dio, dono che Gesù ha guadagnato sulla croce ed ora, risorto, effonde. Quanta attenzione ha Gesù verso i suoi discepoli! Egli non dà mai incarichi superiori alle loro forze: nella sua ultima cena ha lasciato l’Eucarestia e un altissimo esempio di servizio con la lavanda dei piedi ora dà loro il potere di rimettere i peccati con il sostegno dello Spirito Santo.

Quando Tommaso rientra viene accolto dall’euforia dei discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». L’atteggiamento dubbioso di Tommaso è coerente: loro avevano visto il Signore e i segni della passione sul suo corpo: anche lui ha diritto a vedere. Il secondo nome di ognuno di noi dovrebbe essere Tommaso perché il suo comportamento è saggio e prudente. Forse i suoi amici, nella foga del racconto, non sono stati abbastanza convincenti e Tommaso vuole rendersi conto. Non è un cattivo atteggiamento, anzi rivela una cautela che forse dovremmo riscoprire un po’ tutti noi per non correre il rischio di andare dietro ad ogni novità.

Sta per iniziare una nuova settimana e Gesù appare ancora dai discepoli. C’è anche Tommaso nella casa e Gesù si rivolge proprio a lui: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco…». Tommaso ha bisogno di fare personalmente l’esperienza dell’incontro con il Risorto e Gesù lo invita a “toccare con mano” gli squarci che la crocifissione ha fatto sul suo corpo. Davanti alle ferite che hanno dato la morte e alla Vita risorta che vede davanti a sé, Tommaso esclama: «Mio Signore e mio Dio!». Non sapremo mai se Tommaso abbia toccato le ferite, ma mi piace immaginare che abbia nascosto il volto nel fianco aperto di Gesù in un abbraccio senza fine: “Dalle sue piaghe siamo stati guariti”. Gesù quindi pronuncia l’ultima beatitudine: «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Siamo noi quei “beati”!

Nella prima lettura tratta dagli Atti degli Apostoli c’è la cronaca di ciò che gli apostoli facevano nel nome di Gesù: predicavano, testimoniavano, operavano miracoli e guarigioni. Perché facevano tutto questo? “Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne…” . L’unica finalità è conquistare persone al Signore, annunciare loro la buona notizia della salvezza in Gesù.

Mi chiedo dov’è la testimonianza di noi cristiani, oggi; dov’è il desiderio di annunciare Gesù morto e risorto nei nostri ambienti. Sappiamo che in molte parti del mondo ci sono ancora credenti che danno la vita, catechisti che vengono uccisi per il Signore, diaconi che subiscono il martirio, sacerdoti che lottano per il Regno di Dio e di questi testimoni fedeli ringraziamo il Signore.

Signore Gesù, che hai invitato Tommaso a tendere la mano e a metterla nel tuo fianco, donaci un atteggiamento aperto e disponibile alla novità della tua presenza nel nostro quotidiano e soprattutto nella celebrazione della messa domenicale dove Tu vieni e ti fai nutrimento per noi, donandoci il perdono, la pace, la Parola, ogni grazia e benedizione. Concedici di vivere in pienezza la liturgia domenicale affinché uscendo dalla chiesa possiamo portare la ricchezza dei tuoi doni a coloro che incontreremo. Amen.

CB 11.04.2010 MTM