16 Maggio 2010

Ascensione del Signore (Anno C)

Dagli Atti degli Apostoli 1,1-11

Dal Salmo 46

Dalla lettera agli Ebrei 9,24-28;10,19-23

Dal Vangelo secondo Luca 24,46-53

Oggi la chiesa ricorda l’ascensione di Gesù al cielo: sia la prima lettura che il brano del vangelo, entrambi scritti da Luca, narrano di questo evento che ai nostri occhi sembra di difficile collocazione.

Per i discepoli l’idea di una nuova separazione da Gesù è sconcertante: le sue apparizioni dopo la resurrezione, il suo farsi compagno nel cammino verso Emmaus, il dare prova della resurrezione a Tommaso, lo spezzare il pane, lo stare lungo la riva con loro, come amici, a mangiare pesce arrostito, avevano risollevato gli animi di tutti.

Superato il dolore per la sua cruenta e vergognosa morte di Gesù, i discepoli traggono nuova forza da questa presenza del Signore. Sembra quasi essere tornato tutto come prima.

Gesù è di nuovo in mezzo ad essi e continua a parlare di molte cose: dal dono della pace, alla sua andata al Padre, dall’arrivo del Consolatore, all’urgenza di un annuncio di salvezza per tutti, alla necessità di essere testimoni, in prima persona, di ciò che si comunica.

Sono giorni indimenticabili: “Egli si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio”.

Ecco la sua e la nostra missione: parlare del regno di Dio.

La raccomandazione di Gesù ai suoi prima di lasciarli è semplice: “ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, «quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo».
Ecco il testamento, ecco ciò che ora è necessario fare: prima di tutto non allontanarsi da Gerusalemme e poi attendere la realizzazione della promessa fatta dal Padre. Queste due raccomandazioni riguardano anche noi? Sì, certamente. Non allontanarsi da quale Gerusalemme?

Per noi oggi la città santa è la Comunità, la Chiesa. “Non allontanarsi” significa rimanere uniti anche quando sembra più facile scappare; è scegliere di adeguare il proprio passo sul cammino degli altri; è soccorrere e ricevere aiuto nei momenti difficili; è condividere la crescita nella fede ma anche i fallimenti; è la certezza che siamo chiamati ad essere insieme, qui ed ora.

Non allontanarsi dunque e attendere. Cosa? Chi?

E’ un’attesa che il Signore stesso crea cuore dei discepoli. Tutti i suoi ultimi discorsi parlano di attendere la realizzazione di una promessa. I discepoli obbediscono e restano insieme.

C’è la Madre di Gesù che li raduna, che prega insieme con loro, che fa da collante nella delusa comunità. Lei ha già gustato la presenza dell’Ospite dolce dell’anima e desidera ardentemente che anche i discepoli vivano questa esperienza, potente e misteriosa, di Dio.

Dopo che lo Spirito Santo l’ha toccata è entrata in un altro ordine di idee, ha capito in maniera esperienziale che veramente niente è impossibile a Dio. Maria vuole che tutti noi viviamo una forte esperienza di Dio e questa avviene solo per opera dello Spirito Santo.

Gesù disse ai suoi discepoli: «…. Ed ecco, io mando su di voi colui che il Padre mio ha promesso; ma voi restate in città, finché non siate rivestiti di potenza dall’alto».

Essere rivestiti di potenza dall’alto! Maria lo è stata ed ha potuto esultare nel Signore con queste parole: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente…». Di Lei si parlerà per l’eternità, così come degli impauriti discepoli, il cui nome è scritto nei cieli, perchè diventati capaci di dare la vita per il nome del Signore.

Se avessimo conservato un cuore di bambino ora avremmo per lo meno la curiosità se non il desiderio di sapere, di vedere, di scoprire, di ricevere questa “potenza dall’alto”! Invece rimaniamo più o meno inermi nelle nostre debolezze spirituali senza forse nemmeno immaginare la gratuità, la grandezza, la forza di questo dono preziosissimo del Padre.

Come non capire che Egli vuole semplicemente il nostro bene, che conosce a fondo le nostre fragilità, che ci sostiene nel cammino, che cerca il cuore di ogni uomo per deporvi tutto il Suo amore!

Il vangelo di Luca si conclude con quattro versetti, dal 50 al 53, che sono un’intera catechesi, una fotografia della didattica del Signore: “Poi li condusse fuori verso Betània e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su, in cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui; poi tornarono a Gerusalemme con grande gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio”.

Gesù “conduce” ancora anche noi verso “Betania” il luogo dell’accoglienza e dell’ospitalità e ci benedice. Bellissima questa immagine del Signore che lascia ai discepoli la sua benedizione mentre viene portato (immagino tra gli osanna di schiere di angeli) al Padre: ci parla di un amore senza confini, di un’attenzione delicata, di una tenerezza e di un rispetto senza confini. Come non prostrarsi davanti a questo Signore che ha dato tutto di sé senza pretendere niente in cambio, che è venuto a togliere il giogo del peccato sotto il quale eravamo prigionieri e piegati!

Poi, continua Luca, i discepoli “tornarono a Gerusalemme” alla normalità che non sarà mai più la stessa perché avevano una “grande gioia” e “stavano sempre nel tempio lodando Dio”.

Dobbiamo forse anche noi stare sempre nel tempio? No, certamente dobbiamo vivere nella quotidianità, ma “lodando sempre Dio”.

Questi sono i doni preziosi dell’Ascensione: una grande gioia e una lode continua a Dio.

Signore, portaci fuori dalle tristezze che ci sovrastano; desideriamo gustare la stessa intimità che hanno vissuto i discepoli con Te. Vogliamo affidarci totalmente al tuo amore. Aspettiamo anche noi di ricevere forza dall’alto, di essere immersi in un lavacro di rigenerazione. Abbiamo bisogno di essere invasi dal fuoco del Tuo Spirito:solo così i nostri balbettamenti diventeranno parole di testimonianza, le nostre flebili preghiere una lode continua a Dio, la nostra vita un ringraziamento per l’eternità. In questo ci aiuti Maria, Vergine dell’attesa, dimora dello Spirito Santo. Amen.

16.05.2010 MTM