06 giugno 2010

SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO (ANNO C)

Dal libro della Genesi 14,18-20

Dal salmo 109

Dalla 1^ lettera di S. Paolo ai Corinti 11,23-26

Dal Vangelo secondo Luca 9,11-17

La liturgia della Parola ci guida a conoscere e, in qualche modo, a comprendere il mistero dei misteri che celebriamo oggi: l’Eucarestia. E’ l’ultima grande festa, dopo gli avvenimenti della Pasqua e della Pentecoste: nelle domeniche che seguiranno si tornerà alla liturgia del Tempo Ordinario.

Questa celebrazione fu introdotta nel 1264 da papa Urbano IV. E’ un tornare alle radici del nostro essere Chiesa cioè popolo di Dio che si raduna intorno alla Mensa del sacrificio per nutrirsi e annunciare al mondo la morte e la resurrezione di Gesù, Signore nostro.

La prima lettura ci presenta il sacerdote Melchisedek emblema di ogni sacerdozio che loda, offre e intercede, al quale si fa riferimento anche nel nuovo testamento; la seconda, tratta dalla prima lettera di Paolo ai Corinti, il più antico documento nel quale viene raccontato l’istituzione dell’eucarestia, ci ricorda, in maniera essenziale, senza giri di parole, senza aggettivi accattivanti, la bellezza di “quella” santa cena; il vangelo ci racconta di “affamati” che vengono saziati e di guariti tra “quanti avevano bisogno di cure”. Proprio nel brano di Luca si evidenziano i verbi che ci permettono di entrare nel cuore del problema: avere fame, aver bisogno di essere guariti.

“Il giorno cominciava a declinare” , sta calando la sera e la folla è ancora là, dopo una giornata faticosa, le gole sono secche e i morsi della fame cominciano a farsi sentire.

“i Dodici si avvicinarono (a Gesù) dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta»”.

Lodevole la preoccupazione degli apostoli, ma spiazzante la risposta di Gesù:«Voi stessi date loro da mangiare». Poveri discepoli: hanno sollevato un problema e se lo ritrovano caricato addosso! “Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci…».

Tutti noi assomigliamo un po’ a questi discepoli: forse ci accorgiamo che ci sono dei problemi, ma poi, quando ci viene chiesto di impegnarci in prima persona, ci rifugiamo dietro la scusa del «Non abbiamo che cinque pani e due pesci…».

Già, non siamo capaci, non facciamo miracoli, noi! Eppure il Signore, che ci conosce e sa tutto, ci lancia la sfida: usa le nostre “povertà”, le moltiplica, le rende feconde, produttive.

Non possiamo tirarci indietro per timore di non riuscire, quanto piuttosto dobbiamo dare al Signore la nostra piena disponibilità e lasciargli la libertà di utilizzare il poco o il tanto che abbiamo.

Solo Gesù, ricco di grazia, ha la capacità, la volontà e il desiderio di dare tutto di sé, di offrire il Suo Corpo e il Suo sangue per noi, senza valutazioni o ripensamenti.

Egli è sacerdote, altare e vittima.

L’offerta del suo corpo e del suo sangue, fatto una volta e per sempre, ha ristabilito l’alleanza in eterno così che non c’è bisogno di altre vittime né di altri sacrifici. Come offerta sacrificale si è fatto pane per placare la fame di una moltitudine di persone nel corso dei secoli.

Molti, avvicinandosi all’eucarestia, umile particella di pane, hanno trovato la dimensione del loro credere. Quale accortezza, quale amore si nasconde dentro l’eucarestia!

Niente sensazionalismi: il Signore ha scelto un dolcissimo pezzetto di pane per sostenerci nel cammino della vita e nella fatica di ogni giorno da spendere a servizio degli altri.

“Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste” : siamo chiamati ad occuparci della fame di chi ci sta vicino, a dar da mangiare, ad essere oculati nella distribuzione, ad aver rispetto del cibo, a raccogliere ciò che avanza.

E noi? Siamo quegli affamati che, per ascoltarlo, seguono il Signore anche in luoghi deserti dove non c’è da mangiare? Siamo quelli “bisognosi di cure”? Ascoltiamo la richiesta di aiuto di chi ci sta intorno? Diamo risposte concrete ai bisogni dei poveri?

La festa del “Corpus Domini” ci ricorda che Gesù ha imbandito una mensa, si è fatto pane per tutti, non ha considerato un tesoro geloso l’essere Figlio di Dio, ha scelto di diventare nutrimento, sostegno, necessità primaria per la vita dei credenti.

Quante messe poco partecipate, quante eucaristie prese distrattamente, quante occasioni perdute per servire!

Signore Gesù perdona le nostre povertà. Esse dimostrano semplicemente che abbiamo bisogno ogni giorno di te, del tuo sostegno, del tuo nutrimento. Perdona quando ci siamo avvicinati alla mensa della Parola e dell’Eucarestia senza un sincero desiderio di ascoltarti e senza una vera fame di te. Siamo venuti forse per abitudine, ma tu non ti sei negato e, tramite la chiesa, continui a parlare e a farti cibo per noi. Ti ringraziamo Signore Gesù che hai scelto di restare per sempre tra noi nascosto nel segno del pane e del vino, segni di una quotidianità eterna. Grazie per la gratuità dei tuoi doni, grazie perché hai scelto la semplicità, grazie perché ci dai un pane che non si corrompe, nutrimento per la vita eterna, grazie per ogni goccia di sangue da te versata, grazie per ogni sacerdote che consacra, grazie per il sangue dei martiri che ancora oggi testimoniano la bella notizia della tua resurrezione, grazie perché ti accontenti del poco che abbiamo. Signore donaci una perenne fame e sete della tua Parola e della tua Eucaristia. Amen.

CB 06.06.2010 MTM