29 agosto 2010

XXII Domenica del T.O. (Anno C)

Dal libro del Siracide 3,19-21.30-31

Dal Salmo 67

Dalla lettera agli Ebrei 12,18-19.22-24

Dal Vangelo secondo Luca 14,1.7-14

La liturgia della Parola di oggi offre spunti di verifica per ognuno di noi: per chi fatica nel fare le opere e per chi si giudica grande, per chi è ospite e per chi apre la sua casa ai ricevimenti, per chi sgomita per accaparrarsi una posizione privilegiata e per chi rimane in disparte, per chi viene invitato a sedersi ai i primi posti e per chi si siede in fondo, per chi parla e per chi ascolta.

La sala da pranzo dove sta Gesù è il luogo dove si confrontano comportamenti e mentalità che abitano anche nei nostri modi di vivere. “Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti”.

Un fariseo è riuscito ad avere alla sua tavola Gesù! Per l’occasione ha esteso l’invito a tanti amici, come lui, ricchi e benestanti: ha l’opportunità di vantarsi per questo ospite così importante e non se la lascia sfuggire.

Tutti gli occhi sono puntati sul Maestro: scrutano ogni gesto, ogni piega del suo volto. Vogliono osservarlo da vicino e vedere cosa ha di diverso da loro per attirare così le folle. Anche Gesù, a sua volta, osserva i loro comportamenti “notando come sceglievano i primi posti”. Non ci mette molto a vedere che c’è l’accaparramento della sedia, che ognuno fa di tutto per riuscire ad avere una posizione privilegiata.

Raccontando una parabola ne approfitta per stigmatizzare questi comportamenti senza, peraltro, fare riferimenti personali: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto…».

Scegliere da soli la posizione da occupare è sempre un azzardo perché arrivando qualcuno a cui quel posto è riservato si corre il rischio di doversi alzare e spostarsi per andare “con vergogna” agli ultimi posti rimasti liberi.

Qual è allora la strategia che ci suggerisce Gesù? “…quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. La conclusione, per quei farisei e per noi, è che il posto non si sceglie né si pretende, ma si aspetta qualcuno che ci chiami “amico” e ci collochi nella giusta posizione.

Non ci possiamo valutare da soli perché rischieremmo di darci, sempre e comunque, giudizi favorevoli. Lasciamo “all’amico”, all’altro, il compito di giudicarci.

Dopo questo primo insegnamento, valido per tutti i commensali, Gesù si rivolge al capo dei farisei che lo ospita e gli dice :«Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini…». E’ l’esatta fotografia degli invitati che affollano quel pranzo! Gesù sottolinea che certamente ognuno di loro, in seguito, non avrà alcuna difficoltà ad offrire un pranzo in contraccambio, ma in tutto questo manca qualcosa: la gratuità del gesto.

Siamo abituati così anche noi e ci sembra che facendo in questo modo non ci sia niente di male, ma il Signore fa una sottolineatura che fa riflettere: è bene invitare gli amici, ma non solo essi:«quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti».

Nelle nostre liste di nozze, di pranzo o di cene importanti, purtroppo queste persone non ci sono. Forse ci manca il coraggio di aprire la nostra casa, il nostro cuore, al povero, al diverso, al clandestino, potremmo però impegnarci a collaborare con le strutture di accoglienza presenti sul territorio, dando il nostro tempo con generosità e con “mitezza” come ci suggerisce il brano della prima lettura, tratto dal libro del Siracide.

Questo stile trova in Gesù il modello perfetto, l’unico in grado di essere mite in tutte le occasioni, fino alla croce quando si è lasciato condurre, come un agnello, al sacrificio supremo. Ed è a questo modello di mitezza che noi ci siamo avvicinati, come è scritto nella lettera agli Ebrei: “ vi siete accostati al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a migliaia di angeli, all’adunanza festosa e all’assemblea dei primogeniti i cui nomi sono scritti nei cieli, al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova”. Che splendore questa descrizione! Ognuno di noi avvicinandosi a Gesù, che sul legno e con il legno della croce ha ricostruito la pace tra cielo e terra, conquista tutto il resto.

Signore ti ringraziamo per la delicatezza che usi per insegnarci a fare il bene. Ci riconosciamo egoisti e poco disposti a condividere ciò che abbiamo con coloro che non posseggono nemmeno

il necessario per vivere. Togli da noi ogni atteggiamento farisaico, purifica i nostri poveri gesti e sostienici in questo cammino di avvicinamento al “monte Sion, alla città del di vivente, alla Gerusalemme celeste …a Dio”. Amen.

CB 29.08.2010 MTM