12 DICEMBRE 2010

3^ DOMENICA DI AVVENTO / A

Dal LIBRO del profeta ISAIA 33,1-6a.8a.10

Dal SALMO 145

Dalla LETTERA di S. GIACOMO 5,7-10

Dal VANGELO secondo MATTEO11,2-11

Ti ringrazio per questo giorno, Signore. Il Tuo invito alla gioia risuona alto in mezzo al chiasso di aride risate che molti esibiscono per mascherare il vuoto della loro vita. Siamo il deserto e la terra arida, siamo la steppa; abbiamo mani fiacche soprattutto nel dare gesti di affetto e ginocchia vacillanti quando dobbiamo andare incontro al prossimo. Sì, abbiamo bisogno di Te per rifiorire “come il fiore di narciso”.

Non possiamo non riconoscere che l’esplosione di gioia del profeta Isaia nella 1^ lettura è ciò di cui abbiamo più urgente bisogno. È la Parola di Dio che viene a confortarci: ” Coraggio! Non temete: ecco il vostro Dio,… Egli viene a salvarvi.”

Certamente se la nostra condizione fosse l’essere prigionieri, magari da molti anni, separati dal resto della nostra famiglia, in esilio, in una nazione di cui non si comprende la lingua, non si condividono le usanze, non si conosce la religione, il nostro desiderio più grande sarebbe quello di udire presto l’annuncio imminente della liberazione. Vorremmo che i nostri occhi si aprissero su realtà diverse e che alle nostre orecchie giungesse altro che i lamenti di dolore dei prigionieri.

Senza dubbio la situazione attuale è diversa: siamo persone libere e in grado di operare scelte. Ciò non toglie che abbiamo profondamente bisogno della consolazione che ci viene dalla Parola di Dio in questa 3^ domenica di Avvento, detta anche domenica della gioia. Gli stessi paramenti sacri dei celebranti, abbandonati i colori cupi del viola, hanno assunto le calde tonalità del rosa; tutta l’azione liturgica è un invito alla gioia.

Non una gioia da spot pubblicitario, ma il frutto di un’esperienza profonda e di cambiamento, una specie di guarigione da tutto ciò che ci ha impedito di gustare a pieno la ricchezza dell’amore di Dio. Spesso ci siamo sentiti come “prigionieri” e le sofferenze, i dubbi, le incertezze, le solitudini, gli abbandoni, le amarezze della vita hanno preso il sopravvento. Siamo diventati un po’ egoisti e forse più chiusi.

Oggi ci giunge l’invito a lasciare queste nostre prigioni. E’ necessario uscire e mettersi in cammino: ”Ci sarà una strada appianata e la chiameranno <<Via santa>>; su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto”.

Desideriamo percorrere questa strada appianata, santa, senza inciampi e la vogliamo percorrere nella gioia, insieme con le persone che il Signore ci mette accanto.

In questo cammino vogliamo mettere in pratica la virtù della pazienza secondo l’insegnamento che ci viene dalla lettera di S. Giacomo apostolo: “Siate pazienti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.”

Dio stesso è paziente: Egli aspetta ognuno di noi , anzi ci viene incontro. L’iniziativa è sempre Sua; la straziante nostalgia che ha avvertito nei confronti dell’umanità quando Adamo ed Eva hanno lasciato il paradiso terrestre Lo ha come costretto a pensare ad un progetto di salvezza che è iniziato nel grembo di Maria con l’Incarnazione del Verbo : Gesù.

La Sua venuta è stata annunciata, nel corso dei secoli, dai profeti, ultimo dei quali Giovanni Battista. Ora, a causa della sua predicazione, egli è in carcere ed è molto turbato, non sa più cosa pensare riguardo al Messia perché gli sono giunte notizie contraddittorie su Gesù: eppure lui stesso, lungo le rive del Giordano, lo aveva additato come “l’agnello di Dio”, lo aveva battezzato, aveva visto il segno dal cielo.

Decide di informarsi perché la sua fede, la speranza di salvezza, la sua stessa vita dipendono da Gesù .

Giovanni… avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: <<Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?>>. Gesù rispose: <<Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano,ai poveri è predicata la buona novella e beato colui che non si scandalizza di me>>. Ecco la novità dell’avvento del regno, ecco i segni: niente è come prima.

Il cambiamento sarà totale, ogni impedimento superato, ogni malattia sarà come sanata: recupereremo la vista e saremo capaci di vedere e di comprendere le necessità degli altri; saremo in grado di alzarci dalle nostre comode poltrone per andare incontro alla persona nuova, chiunque essa sia; ci libereremo dalla lebbra del pregiudizio che impedisce di aprirci al diverso; spalancheremo le nostre orecchie e soprattutto il cuore per un ascolto attento e pieno di comprensione verso le persone.

Solo agendo così si rallegrerà il deserto, la nostra steppa fiorirà e canteremo con gioia e con giubilo la magnificenza del nostro Dio.

Signore, fatichiamo a percorrere questa “via santa” che Tu stesso hai tracciato ed appianato per noi. Tu conosci le nostre difficoltà e i nostri limiti; tramite la Chiesa, l’annuncio della Tua venuta è giunto alle nostre orecchie. Vogliamo avviarci verso Betlemme, con il sostegno di Maria, Vergine pellegrina, e la compagnia dei fratelli che ci poni accanto, per aspettare Gesù, nostro Liberatore. Amen.

CB 16-12-07 MTM