26 dicembre.2010

SANTA FAMIGLIA DI GESÙ, MARIA E GIUSEPPE (ANNO A)

Dal libro del Siracide 3, 3-7.14-17a

Dal salmo 127

Dalla lettera di s. Paolo ai Colossesi 3,12-21

Dal vangelo secondo Matteo 2,13-15.19-23

Famiglia nuova, allargata, alternativa, in convivenza, esperienza di coppia: tanti tentativi, solo verbali, per definire ciò che è e rimane un progetto altissimo di amore.

La parola “famiglia” è andata man mano perdendo il significato originario ed è diventata vecchia, obsoleta. Ora sono in auge nuovi modi di chiamarla ma soprattutto nuovi modi di realizzarla. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: in cambio di un errato concetto di libertà, si assiste alla non realizzazione di un’idea bellissima di amore tra un uomo e una donna con la conseguente sofferenza per molti.

La liturgia di oggi è la fotografia di “famiglia” così come l’ha progettata Dio: luogo di amore e di perdono, culla di tenerezze e rampa di lancio per avventure sempre nuove, nella sfida di una quotidianità vissuta fino in fondo con coraggio e perseveranza.

La prima lettura, tratta dal libro del Siracide, presenta una raccolta di suggerimenti da vivere, rivolta soprattutto ai figli. La paternità e la maternità vengono esaltate; l’accento viene messo soprattutto sul rispetto, sull’ obbedienza e sulla compassione che un figlio deve ai genitori.

Il salmo paragona la famiglia ad un vigneto: viti e tralci da coltivare, da curare con sapienza ed amore.

Il brano poi, tratto da una lettera di s. Paolo, è un quadro ricco di particolari e di sfumature circa i sentimenti che devono cementare un rapporto di coppia: tenerezza, bontà, umiltà, mansuetudine, magnanimità, sopportazione vicendevole, perdono reciproco.

Tutto questo arcobaleno di sentimenti che riguarda le sfere affettiva e comportamentale non scaturisce solamente dalla buona educazione e dal rispetto reciproco: sono il frutto del sacramento del matrimonio, nutrito dall’ascolto della Parola.

L’apostolo, infatti, esorta con chiarezza e con forza: “La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza”. Ecco il fondamento su cui costruire la relazione intrafamiliare, il cardine su cui poggiare ogni aspettativa, il fulcro intorno al quale crescere insieme come genitori e come figli.

Modello di ogni famiglia è quella presentata dall’evangelista Matteo: Giuseppe, Maria, Gesù bambino. Lo spaccato che racconta è tragico: dopo la nascita prodigiosa del Bambino in una situazione logistica precaria e senza alcun conforto e dopo la sorprendente visita dei tre Re magi, ecco l’incertezza di emigrare verso terre sconosciute ma sicure, vista la minaccia di morte di Erode.

Non una cameretta accogliente, dunque per Gesù Bambino, non culle infiocchettate, non montagne di tutine e di giocattoli, solo disagi in grande quantità per lui e per i suoi genitori.

Dopo un certo tempo la sacra famiglia riparte per tornare in Israele “e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret”. Ricominciare un’altra vita, cambiare di nuovo le abitudini, iniziare daccapo a cercare lavoro, impiantare nuove relazioni. Sono problemi che segnano, problemi ben conosciuti dai nostri emigranti di ieri e, ai nostri giorni, dalle migliaia di stranieri che vengono in Italia. Anche in questo Gesù volle essere simile agli uomini, volle assaporare la precarietà di un’esistenza fatta di stenti. Tutta la responsabilità delle diverse decisioni ricadono sul saggio Giuseppe la cui obbedienza a Dio risplende come esempio per noi: egli è rimasto in ascolto fiducioso, ha obbedito anteponendo il bene del Bambino al suo desiderio di pace e di tranquillità, accettando e vivendo profondamente il suo specialissimo ruolo di padre e di sposo.

Quali conclusioni per noi? Costruire una famiglia è una grazia, un dono di Dio, una vocazione particolare. Rientrare in quest’ottica significa essere in ascolto della volontà del Signore, rivedere le posizioni, mettersi in discussione, prepararsi, pregare, discernere.

Essere famiglia oggi richiede una confluenze di forze da parte di tutti: stato, chiesa, società, scuola. Le famiglie buone non si improvvisano sono il frutto degli sforzi di molti enti e di ognuno di noi. Abbiamo davanti a noi un modello di perfezione al quale tendere con fiducia e costanza, nella certezza che non saremo mai soli nel cammino. Come Giuseppe, come Maria, abbiamo un angelo che veglia su di noi; ascoltiamolo.

Signore, ti ringraziamo per la tua santa incarnazione e per aver scelto di nascere in una famiglia. Tu, Verbo di Dio, sceso sulla terra per condividere con noi le difficoltà di ogni giorno, abbandonando tutti i privilegi per essere povero, perdona gli sprechi di questi giorni e la nostra poco attenzione ai bisogni degli altri. Ti preghiamo per le famiglie che stanno naufragando in mezzo a problemi più grandi di loro, per i giovani che in queste notti scambiano per divertimento l’ubriachezza e lo sballo, per gli anziani che sono rimasti soli nelle loro case. Donaci la capacità di guardare oltre le mura delle nostre case per andare laddove c’è bisogno di un gesto di affetto, di un aiuto concreto, di un sorriso sincero. Amen.

CB 26.12.2010 MTM