Tempo propizio per operare carità, per esercitare le pratiche della pietà, che bisogna fare in ogni caso, sempre e comunque, anche se inquinate di vanagloria ed interesse privato, o fatte per esaurire bisogni ed incertezze, o per essere apprezzati e scansare spregio. E poi col tempo purificarle, allenando volontà. Compiere il bene senza aspettarsi ricambio. E non per essere ammirati. Solo da Dio gratificati. Per esser figli dello stesso Padre. Vivere onestamente anche per sé stessi. Per sentirsi soddisfatti, per dirsi d’esserci stati. Pregare non per avvisare il Genitore o per costringerlo ad intervenire, ma per consegnarsi fiduciosi a chi si prende cura, per stabilire relazione e fare comunione. Digiunare perché lo Sposo ch’era vicino è stato tolto. Bisogna ricordare. Mai dimenticare. E rinunciare a qualcosa. Perché si possa servirlo ancora incontrandolo nell’indigente.  Fare elemosina perché siano cancellati molti peccati. E sia partecipato, anche poco, dando sollievo al bisognoso. Ancora abbandonarsi al Provvido perché intervenga dando ricompensa: il regno e la salvezza.