22 Maggio 2011

5^ Domenica di Pasqua

Dagli Atti degli Apostoli 6,1-7

Dal Salmo 132

Dalla prima lettera di San Pietro 2,4-9

Dal Vangelo secondo Giovanni 14,1-12

Il vangelo della liturgia di oggi ci riporta indietro, all’ultima cena, ai discorsi, ai dubbi e agli interrogativi di quella sera. Intorno alla tavola ci sono discepoli con il cuore scombussolato per ciò che ascoltano dal Signore. Hanno un senso di smarrimento tale che Gesù deve rassicurarli: «Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me».

Per i discepoli il discorso è troppo alto e incomprensibile: come accettare la “partenza” di Gesù? Come accogliere le sue promesse? Cosa vedere oltre la sensazione di vuoto che sentono crescere dentro? Tommaso, il discepolo che non perde mai l’occasione di mostrare la sua “logica ferrata”gli disse: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?».

Le sue parole sono le nostre; anche noi “non sappiamo”. Pure Filippo obietta e Gesù gli ricorda: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto? Cosa conosciamo noi di Gesù, anzi come lo conosciamo?

Le immaginette con gli occhi azzurri e i capelli biondi forse ce lo fanno amare per la dolcezza che emana, ma quante sue parole sono dentro di noi? Quanti suoi gesti abbiamo fatto nostri? Quale rilievo ha la sua presenza nella nostra vita? Il discorso fatto ai discepoli è certamente anche per noi. Scoprire che Gesù è l’unica via per conoscere il Padre, che nella sua casa c’è uno luogo preparato per ognuno di noi, che lui desidera fortemente stare con noi, significa accettare una nuova identità e una diversa cittadinanza quella di figli di Dio, pellegrini nel mondo con un’unica meta: la casa del Padre.

Intorno alla tavola dell’ultima cena vengono offerti Pane, Vino, una vita nuova, un’unica verità e una via dritta da percorrere insieme con tanti altri “fratelli”. Lungo questo cammino saremo certamente chiamati a dare un servizio: chi sarà servo della Parola, chi dei piccoli, chi dei poveri o dei malati, chi dei prigionieri o degli abbandonati. A tutti verrà richiesto di essere persone “di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza”, cioè testimoni fedeli del vangelo.

L’inizio del capitolo 6 degli Atti degli Apostoli ci consola con la notizia che il numero dei discepoli che credono in Gesù cresce, ma fotografa una situazione ancora oggi attuale: il lamentarsi gratuito per supposte ingiustizie. “In quei giorni, aumentando il numero dei discepoli, quelli di lingua greca mormorarono contro quelli di lingua ebraica perché, nell’assistenza quotidiana, venivano trascurate le loro vedove “.

In Italia, in questi ultimi mesi, l’aumento della presenza di persone non native, provoca in molte persone l’affioramento di sentimenti di discriminazione e di interrogativi discutibili: -Perché dobbiamo pensare agli altri quando abbiamo i “nostri“ poveri?- e spesso ad esprimersi così sono le persone che non si adoperano né per i bisogni dei vicini né per quelli dei lontani. Anche a Gerusalemme i discepoli registrano questo malcontento ed è urgente trovare una soluzione.

I dodici sanno che davanti ad un evidente bisogno è necessario dare una risposta, ma sono combattuti sulla soluzione da mettere in atto: «Non è giusto che noi lasciamo da parte la parola di Dio per servire alle mense». Agli occhi di alcuni può sembrare un discorso di comodo mentre invece rivela una radicalità impressionante: la Parola è fondamentale più di ogni altro bene e non va messa da parte mai. I discepoli hanno imparato che lo Spirito Santo dà a ciascuno una capacità per l’utilità comune perciò decidono:«Cercate fra voi sette uomini di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza, ai quali affideremo questo incarico».

La comunità si sta strutturando ed è compito degli anziani discernere e prendere decisioni con l’aiuto del Paraclito. Per il servizio alle mense, dunque, nessuna manovalanza occasionale. occorrono persone con precise caratteristiche: buona reputazione, pieni di Spirito Santo, sapienti. Può sembrare strano perché c’era bisogno solamente di camerieri o meglio di sguatteri e invece le qualità che esigono gli apostoli sono molto particolari, se non rare. Perché? Questa scelta, nata all’interno del gruppo ristretto degli apostoli evidenzia come viene ricalcato a pieno lo stile di Gesù: per servire gli ultimi viene scelta la primizia, il meglio.

L’essere al servizio dei bisognosi sarà il segno che contraddistinguerà i cristiani nei secoli, ma quanta differenza tra i criteri richiesti ieri e quelli utilizzati oggi! Qualunque servizio nella chiesa è un vero ministero per il quale ci si deve formare spiritualmente e umanamente. Come il volontariato è tipico della società civile, la diaconia, con tutte le sue peculiarità, deve esserlo della chiesa. Non ci si può improvvisare “servi”: è necessaria una vocazione e una risposta, sempre nell’ambito di una comunità in cammino che discerne, valuta e verifica, sostiene con la preghiera e con la stima reciproca.

Grazie anche al servizio, alla testimonianza di fede e alla predicazione dei sette servitori o diaconi prescelti “la parola di Dio si diffondeva e il numero dei discepoli a Gerusalemme si moltiplicava grandemente”. Non un semplice servizio alle mense, dunque, ma una costante attività di evangelizzazione anche e soprattutto in mezzo ai bisognosi. Tra i primi diaconi ricordiamo Stefano che mentre subiva il martirio della lapidazione diede una testimonianza altissima di fede e Filippo, grande e instancabile evangelizzatore.

La comunità dei credenti di Gerusalemme, con la potenza dello Spirito Santo, si amplia: il fuoco acceso a Pentecoste divampa e quotidianamente gli apostoli compiono gli stessi gesti che compiva Gesù: miracoli, segni, prodigi e guarigioni, vere casse di risonanza per l’annuncio del regno.

Signore Gesù, anche noi siamo timorosi e pieni di dubbi. Abbiamo bisogno di sicurezze, di appoggi mentre tu ci inviti ad un percorso di fede, di crescita, di maturità, di libertà. Non abbiamo ancora capito che tu sei la Via da percorrere, la Verità da credere, la Vita da desiderare. Concedici una potente effusione del tuo Spirito per avere la forza e il coraggio di incamminarci su questa strada nuova che conduce al Padre, sapendo che con il suo sostegno saremo capaci di rispondere con slancio e generosità quando saremo chiamati a collaborare per la realizzazione del regno. Amen.

CB 22.05.2011 MTM