19 giugno 2011

SANTISSIMA TRINITA’ (ANNO A)

Dal libro dell’Esodo 34,4-6.8-9

Dal libro del Deuteronomio 3,52-56

Dalla seconda lettera di San Paolo ai Corìnzi 13,11-13

Dal Vangelo secondo Giovanni 3,16-18

In questa festa solennissima la liturgia della Parola ci presenta due colloqui: uno avviene all’alba su iniziativa di Dio: “Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato”, e il secondo si svolge su iniziativa di un uomo di nome Nicodèmo, uno dei capi dei Giudei. Costui andò da Gesù, di notte”.

Entrambi i colloqui sono il segno del grande desiderio di Dio di comunicare agli uomini il suo amore. A Mosè il Signore si rivela come: “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà”. A questa proclamazione divina Mosè si prostra fino a terra e riconosce tutti i limiti suoi e del suo popolo, quindi dalle sue labbra sgorga la preghiera, la richiesta fiduciosa “perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità”.

E’ il percorso di ogni uomo che vuole incontrare Dio: accogliere l’invito –ascoltare – adorare- riconoscere i propri limiti-chiedere perdono- pregare. Questo significa entrare in relazione. Niente è automatico: tutto serve per instaurare il nostro rapporto di confidenza con Dio, in un Dio aperto, “ricco di amore e di fedeltà” al quale mostrare apertamente le proprie fragilità e le proprie debolezze, al quale confidare le gioie o le amarezze, nel quale riporre piena fiducia.

Al sorgere del sole Mosè andò sul monte e come la luce si impossessava del nuovo giorno così il Signore prendeva dimora nel suo cuore.

Nicodemo, invece, andò da Gesù di notte; non voleva compromettersi perché era un uomo sapiente e molto noto. Aveva dei problemi nel credere in Gesù, pur avendo visto i segni che compiva e perciò va ad incontrarlo nella solitudine della notte, lontano dalle folle.

Bellissima la scena del colloquio notturno: tutto si svolge nella calma e nella pace. Il sapiente ebreo non ha timore nel rivelare i suoi dubbi e Gesù mostra tutta la sua disponibilità per aiutarlo a venirne fuori. Il tempo sembra essersi fermato: nessuna fretta. Gesù, con rispetto e pazienza, conduce Nicodemo verso la verità.

Per noi è l’occasione buona per rileggere per intero il capitolo 3 del vangelo di san Giovanni. Campeggia all’inizio del versetto 16 l’affermazione fondamentale: “Dio ha tanto amato il mondo”.

Ecco la novità, ecco il perno su cui fondare le proprie scelte, ecco la buona notizia! L’amore di Dio è incontenibile, si riversa sul Figlio, si spande continuamente e noi veniamo travolti da questo flusso d’amore, ma, come Nicodemo, non riusciamo a leggerne i segni.

Dio ama il mondo, tutto il mondo: persone, animali, piante, aria,terre, acque, montagne, stelle… E questo amore gratuito e infinito ci interpella in prima persona, come abitanti, come custodi responsabili.

Oggi celebriamo la Santissima Trinità e prima di ingarbugliarci in sterili ragionamenti per capire Dio uno e trino, lasciamoci avvolgere dall’amore del Dio famiglia-d’amore rivelatoci da Gesù: Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito. La Parola ci invita ad entrare in questa parentela nuova e unica, a deporre ogni resistenza, ad accogliere ciò che il cuore desidera: essere amati da Dio. Il suo amore è dinamico e ci ricostruisce ogni volta, nonostante le nostre incongruenze, in quanto “la sua fedeltà dura in eterno” come dice il salmo.

Tutto vero, tutto bello, ma noi rimaniamo dove siamo con le nostre incertezze e i nostri dubbi. Allora è necessario che anche noi scegliamo un tempo per incontrare Dio, proprio come Mosè e come Nicodemo. Oggi la scrittura ci insegna che ogni ora del giorno e della notte è buona. Poniamo attenzione per distinguere negli avvenimenti quotidiani l’invito del Signore ad “andare in disparte” per stare con Lui. Forse il tempo favorevole è questa settimana di adorazione nella tenda o una visita fuori orario in qualche chiesa oppure la lettura di un versetto del vangelo.

E’ necessario venire fuori dalle nostre stanche abitudini spirituali perché oggi la Parola ci dice che “Dio ha tanto amato…” ognuno di noi. Come rimanere insensibili, come lasciar cadere questa verità?

Fare esperienza di Dio deve essere il nostro unico desiderio: le modalità le sceglie il Signore: Mosè all’alba sul monte, Nicodemo in casa di notte, san Francesco in una chiesetta diroccata della campagna di Assisi, san Paolo sulla via di Damasco, santa Faustina nel chiuso del suo monastero… e noi?

Certamente dopo sarà tutto diverso:comprenderemo e vivremo l’invito che san Paolo rivolge ai Corinzi: “Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi. La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi”.

Signore Gesù che sei venuto a rivelarci l’amore con il quale il Padre ci ama, ti ringraziamo. Il nostro cuore come quello di ogni uomo patisce una solitudine profonda perché assetato di amore infinito. Le tristezze, le difficoltà, i dubbi nascono dal non accorgerci di quanto siamo amati, così come siamo. Ti chiediamo perdono perché mentre ci preoccupiamo di apparire giusti ai tuoi occhi dimentichiamo che tu cerchi solo il nostro cuore. Donaci di risvegliarci dal torpore spirituale che spesso ci assale e di metterci in cammino su una strada nuova. La tua grazia, l’amore del Padre e la comunione con lo Spirito saranno con noi e godremo della Trinità pur rimanendo totalmente incapaci di comprendere questo grande mistero. Amen.

CB 19.06.2011 MTM