30 OTTOBRE 2011

XXXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Dal libro del profeta Malachìa 1,14-2,2.8-10

Dal Salmo 130

Dalla prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicési 2,7-9,13

Dal Vangelo secondo Matteo 23,1-12

Le letture della liturgia di oggi mettono in imbarazzo tutti, specialmente gli addetti al lavoro, cioè i responsabili dell’evangelizzazione. Abbiamo, come sempre, due possibilità: metterci dentro o fuori da questa situazione: se ci consideriamo dentro, anche solo come laici, siamo responsabili della inadeguata testimonianza, della poca incisività della nostra fede, della scarsa coerenza di vita.

Il brano tratto dalla 1^ lettera che san Paolo ha indirizzato ai cristiani di Tessalònica è un metro di valutazione per tutti coloro che sono a servizio nella chiesa: sacerdoti, missionari o laici. È un manifesto con il quale compararsi senza possibilità di sconti.

La passione, la delicatezza, il coraggio, la perseveranza, il sostegno dato insieme alla fatica sopportata, fanno di Paolo un modello di apostolo attualissimo. Scrivendo ai cristiani che si sono convertiti grazie alla sua testimonianza, può fare memoria, senza tema di smentite, di ciò che ha fatto per loro avendoli, prima di tutto, amati profondamente con cuore di madre!

Chi può permettersi di fare affermazioni simili? Esempi luminosi certamente ci sono, ma dobbiamo constatare, non senza sofferenza, che la testimonianza e la predicazione del vangelo non sono ai primi posti, forse neppure tra di noi che pure ci professiamo cristiani.

La fede dei convertiti di Tessalonica, la loro accettazione della Parola di Dio accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera” sono la riprova che l’impegno di Paolo ha dato frutti preziosi. Essere amorevole, come una madre che ha cura dei propri figli” , affezionato al punto da desiderare di trasmettere “non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari” sono atteggiamenti che ci rivelano un Paolo pieno di sentimenti, passionale, diverso dal predicatore colto e determinato che abbiamo immaginato leggendo altre sue lettere. Chissà quanti fedeli di una qualsiasi parrocchia del mondo avvertono di essere diventati “cari” al loro pastore?

Questi sentimenti stridono con gli atteggiamenti degli Scribi e dei Farisei citati nel brano del vangelo di Matteo. Gesù, infatti continua a stigmatizzare i comportamenti ipocriti di queste persone “Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente”. Passa quindi ad elencarne le azioni: alcune le comprendiamo perché le vediamo anche oggi: posti d’onore nei banchetti, primi seggi, saluti nelle piazze, altre invece sono lontane dalla nostra esperienza: “allargano i loro filattèri e allungano le frange” (sono i segni che ogni buon ebreo portava addosso e dalla loro larghezza e lunghezza si doveva desumere la coerenza religiosa della persona).

Gli Scribi erano i custodi della Torah, addetti alla copiatura del sacro testo, e per questo, la conoscevano a memoria. Ciò li rendeva autorevoli nelle dispute, mentre il loro comportamento talvolta lasciava a desiderare “perché essi dicono e non fanno”. Il Signore si rivolge sia alla folla che ai suoi discepoli per sottolineare che tutti possiamo essere vittime di presunti saggi, di imbonitori a buon mercato, di predicatori sfaticati che “legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito”.

Cosa dobbiamo dedurre per la nostra vita? Abbiamo l’obbligo di guardarci dentro con sincerità e vedere se il nostro essere cristiani viene giudicato dagli altri “farisaico”, se viviamo, cioè, un cristianesimo di facciata, se ci limitiamo a gesti esteriori, se ci accontentiamo di soddisfare gli obblighi senza impegnare tutto noi stessi in un servizio costante e disinteressato verso gli altri.

Il brano di oggi ci ricorda che abbiamo un Padre, Dio, che ci ama, un Maestro (lo Spirito Santo vi insegnerà ogni cosa) e una Guida, il Cristo. Abbiamo inoltre il Pane per il cammino e la Parola per trovare la giusta direzione: è tempo di scelte forti!

Signore Gesù quando ci accontentiamo di quel poco che facciamo, quando ci viene la tentazione di sentirci a posto e migliori degli altri, quando riduciamo la fede a semplici gesti esteriori, vieni in nostro aiuto. Tu ti sei manifestato per annunciare e testimoniare con la tua vita che c’è un modo nuovo di relazionarci con Dio e con gli altri. Vogliamo liberarci di tutto ciò che ci impedisce di essere autentici e sinceri. Ti preghiamo per coloro che hai chiamato ad annunciare il tuo vangelo: dona loro la forza, la fedeltà e il coraggio per giungere al cuore delle persone. Amen.

CB 30.10.2011 MTM