23 OTTOBRE 2011

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

Dal libro dell’Èsodo 22,20-26
Dal Salmo 117

Dalla prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicési 1,5-10
Dal Vangelo secondo Matteo
22,34-40

In questi giorni, in televisione, ci sono un paio di spot pubblicitari che hanno qualcosa di subdolo e di scandaloso: il primo inizia con una coppia di giovani che visitano un appartamento. Sembrano, o forse sono, una nuova famiglia in cerca di casa. La ragazza visitandone una, ad un certo punto, si ferma: sembra abbia un’idea circa la ristrutturazione da fare. Mentre come sottofondo musicale parte una famosa ninna nanna, il ragazzo sbarra gli occhi e si sbianca in volto: con terrore immagina che lei voglia creare la cameretta per un bambino. La donna si volta e dice: -Vi realizzeremo un’ampia cabina armadio!-. Grande sospiro di sollievo e smagliante sorriso per lo scampato pericolo di avere un figlio! Nuova musica e nuova inquadratura: i due, su una grande e scattante auto, si allontanano felici mentre la voce di sottofondo dice: -Le cose che contano veramente sono altre!-.

L’altra pubblicità riguarda una nota bevanda scura di cui ancora oggi si ignora la formula. Lo spot, dopo averne esaltato le qualità, sostiene che molte famiglie ora sono felici proprio perché l’hanno sulla tavola e si conclude con la frase: questa bevanda è alla base della felicità!

Cosa vuole farci credere la pubblicità? Che la felicità dipende dal possesso delle cose mentre Gesù, nel brano del vangelo di questa domenica, ci dice che la qualità della nostra vita dipende da un solo verbo: amare. Esso deve essere indirizzato da due, o meglio, tre vettori verso Dio, verso il prossimo, verso se stessi.

Siamo ancora in pieno clima di interrogatorio e Gesù continua a smantellare i trabocchetti nei quali gli avversari vogliono farlo cadere. Sadducei, erodiani e ora i farisei gli pongono domande su domande nella speranza di coglierlo in contraddizione.

Oggi vogliono discutere sulla “Legge”, un campo vastissimo; i farisei sono molto ferrati sull’argomento in quanto sostenitori della stretta osservanza. I precetti che il pio israelita è tenuto ad osservare sono 613 e di questi 365 sono proibizioni, uno per ogni giorno dell’anno, mentre i rimanenti 248 (più o meno uno per ogni osso del corpo umano) sono precetti positivi.

Per stipulare l’alleanza con il popolo, Dio ha consegnato a Mosè dieci parole alle quali, con il passare del tempo, sono state aggiunte dai rabbini tutta una marea di leggi che, come un muro, dovevano proteggere, custodire la Torah. Non tutti erano in grado di ricordarle e applicarle perché erano davvero tante, perciò soprattutto i poveri e gli ignoranti erano considerati comunque inadempienti e peccatori.

La domanda di oggi è: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gesù conosce la Legge o meglio lo spirito della Legge e risponde in maniera semplice riassumendo i 613 precetti in uno solo: amare Dio cioè accoglierne amorevolmente la presenza nei nostri pensieri, nella nostra anima, nel nostro cuore.

Quanti pensieri agitano le nostre menti? Quante futilità abitano la nostra anima? Quante passioni rendono inquieto il nostro cuore?

È necessario fare spazio dentro di noi, togliere gli impedimenti, abbattere le resistenze: è un lavoro lungo, in qualche modo anche faticoso, che va fatto quotidianamente, con umiltà, aiutati dalla preghiera e dalla meditazione.

Nella misura in cui accoglieremo la presenza di Dio dentro di noi, sperimenteremo il suo amore: poi saremo come vasi traboccanti perché l’amore di Dio è incontenibile.

La prima lettura ci ricorda l’accoglienza che dobbiamo avere verso i bisognosi, la seconda quella verso coloro che annunciano la Parola e il vangelo quella verso la legge dell’amore.

Tre brani che ci mettono in profonda crisi perché ci trovano chiusi e refrattari. Siamo forse un po’ come i farisei che interrogano Gesù: usiamo mille scusanti per non ammettere che siamo incapaci di amare. Se così è, bisogna che, con umiltà, chiediamo a Dio di farci fare esperienza del suo amore: come un bambino che assaporando l’amore profondo di mamma e papà, a sua volta, da grande sarà capace di amare così sarà per noi.

Possiamo cominciare proprio oggi il cammino verso l’Amore facendo nostre le parole del salmo 17: Ti amo, Signore, mia forza, Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore”. Amen.

CB 23.10.2011 MTM