27 MAGGIO 2012

DOMENICA DI PENTECOSTE (ANNO B)

Dagli Atti degli Apostoli 2,1-11
Dal Salmo 103

Dalla lettera di S. Paolo ai Gàlati 5,16-25

Dal Vangelo secondo Giovanni 15,26-27; 16,12-15

Il primo frutto da cogliere nel ricordare gli avvenimenti della Pentecoste a Gerusalemme dovrebbe essere lo stupore. L’evangelista Luca, accorto cronista degli avvenimenti che accaddero dopo la morte e la resurrezione di Gesù, così descrive i sentimenti della folla che, radunata nella piazza, vedevano, e soprattutto udivano, uomini che fino al giorno prima si nascondevano per timore dei Giudei, parlare di Gesù morto e risorto con una tale convinzione che tutti: “Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia”.

Cosa era successo di così straordinario da trasformare un manipolo di impauriti discepoli in testimoni così convincenti?

Alcune termini punteggiano il racconto di quegli avvenimenti: “tutti insieme – fragore – vento – casa – fuoco – ”. Sono parole che noi troviamo quotidianamente nella cronaca, anche di questi giorni purtroppo, ma lì, in quel compiersi del giorno, stanno a indicare l’opera di Dio.

«Non allontanatevi da Gerusalemme» aveva raccomandato Gesù e loro erano rimasti, soprattutto grazie alla sollecitudine di Maria, diventata la Madre di tutti. Lei, la Vergine dell’attesa, che obbedì all’annuncio dell’angelo e aspettò la realizzazione del piano di Dio su di Lei è di nuovo in attesa, insieme ai discepoli, di un’altra nascita; è il fulcro di quel riunirsi e pregare.

Come avranno pregato? Certamente avranno pregato con i salmi e con gli antichi inni, ma avranno usato anche la preghiera che Gesù aveva loro insegnato.

Cinquanta giorni di attesa, di speranze, di esercizio della fede, altro che le nostre fredde novene di Pentecoste!

Poi “Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa”. Descrizione dettagliata al punto che rileva che venne riempita “tutta la casa”: lo Spirito Santo non si contiene, è espansivo, occupa ogni angolo di quella casa e ogni persona che vi abita.

“Tutta la casa” siamo anche ognuno di noi. Non possiamo riservare angoli, non possiamo tenere spazi dove non consentire a Dio di entrare: lo Spirito è vento che si infiltra nelle sconnesse tavole delle nostre barricate di peccato e le fa crollare, è acqua che si scava percorsi nascosti pur di arrivare a dare frescura a quelle zone della nostra anima che abbiamo lasciato nell’aridità, è fuoco che corre veloce e brucia le sterpaglie dei cattivi sentimenti che abbiamo lasciato crescere nel nostro cuore.

San Paolo, scrivendo ai Galati, fa un lungo elenco di azioni: “sono ben note le opere della carne: fornicazione, impurità, dissolutezza, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere”. Al contempo stila anche un altro magnifico elenco: “Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé”.

Come non implorare Gesù di mandare il suo Spirito, come non alzare la voce in una confidenza totale e chiedere ciò che ci è necessario più dell’aria che respiriamo? Ma ciò che è veramente nuovo è che le parole degli uomini lasciano il posto alla Parola. Le persone che si erano radunate sulla piazza di Gerusalemme furono turbate dal fatto che udivano gli apostoli parlare «nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio». Il fuoco è acceso e comincia a bruciare.

Nel continuare a leggere il capitolo 2, al versetto 26 degli Atti troviamo Pietro che fa il suo annuncio in maniera così forte e convincente che i presenti si sentirono ferire il cuore dalla verità che veniva proclamata: 36Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

Gesù stesso aveva detto: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità». Lo Spirito Santo, dunque, era necessario per arrivare a comprendere tutta intera la verità e per annunciarla al mondo e in un altro brano Gesù dice ai suoi discepoli che lo Spirito Santo farà ricordare ogni parola detta da Lui e darà loro la forza per annunciarla fino agli estremi confini della terra.

Chiediamoci: come ricordare se non abbiamo ascoltato, se non abbiamo masticato la Parola, se non ci siamo lasciati lavorare da essa? Eppure ci sono stati e ci sono uomini e donne per i quali la promessa di Gesù si è rivelata vera al punto che hanno rischiato la loro vita, talvolta perdendola, pur di portare la Parola ovunque, senza tener in alcun conto le difficoltà o i pericoli.

Quelle persone hanno raccolto il testimone lungo lo scorrere dei secoli fino ad oggi ed ora il testimone è arrivato nelle nostre mani: che fare? Lo lasciamo cadere, come succede qualche volta agli atleti nelle staffette, oppure lo afferriamo e ci impegniamo a consegnarlo al prossimo “atleta”? Non abbiamo giustificazioni: è tempo di ricordare che anche noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel battesimo, confermato con la cresima e ogni volta che riceviamo i sacramenti.

La preghiera di questo giorno è un Inno allo Spirito Santo del X secolo d.C. scritta Simeone Nuovo Teologo: si avverte l’opera dello Spirito Santo e noi restiamo stupiti di fronte a tanta bellezza.

INNO ALLO SPIRITO SANTO

Vieni, tesoro senza nome. Vieni, realtà ineffabile.

Vieni, persona che nessuna mente può comprendere.

Vieni, felicità senza fine. Vieni, luce senza tramonto.

Vieni, speranza vera di quanti saranno salvati.

Vieni, risveglio di chi dorme. Vieni, risurrezione di chi è morto.

Vieni, o Potente, o tu che tutto fai, rifai e trasformi col solo tuo volere.

Vieni, invisibile, del tutto intangibile…

Vieni, gioia eterna. Vieni, consolatore perfetto della povera anima mia.

Vieni, dolcezza, gloria, mio gaudio senza fine.

Ti ringrazierò d’esserti fatto per me luce inestinguibile, sole senza tramonto perché non hai dove nasconderti, tu che riempi l’universo della tua gloria…

Vieni, Signore, stabilisci oggi in me la tua tenda, poni lì la tua abitazione, rimani per sempre, senza separarti, fino alla fine in me, tuo servo, tu che sei buono, perché al mio uscire e dopo la mia uscita da questo mondo io sia ritrovato in te e regni con te, Dio al di sopra di tutto… e fa’ che, guardandoti senza interruzione, io che sono morto, viva;

possedendoti, io povero diventi ricco; e sarò più ricco di tutti i re; mangiando e bevendo te, e rivestendomi a suo tempo di te, io mi trovi tra gli ineffabili beni, e vi sarò godendo pienamente. Poiché tu sei tutto bene, tutta gloria, tutto gaudio.

A te conviene la gloria, consustanziale e vivificante Trinità, venerata, confessata, adorata e servita da tutti i fedeli, ora e sempre, e per i secoli dei secoli. Amen.

CB 27.05.2012 MTM