Prendete, questo è il mio corpo. La parola ini­ziale è precisa e nitida come un ordine: prendete. Incalzante come una di­chiarazione: nelle mani, nel­la bocca, nell’intimo tuo vo­glio stare, come pane.Qui è il miracolo, il batti­cuore, lo scopo: prendete. Gesù non chiede ai disce­poli di adorare, contempla­re, pregare quel Pane, ma chiede come prima cosa di tendere le mani, di prende­re, stringere, fare proprio il suo corpo che, come il pane che mangio, si fa cellula del mio corpo, respiro, gesto, pensiero. Si trasforma in me e mi trasforma a sua somi­glianza. In quella invocazione «pren­dete» si esprime tutto il bi­sogno di Gesù Cristo di en­trare in una comunione senza ostacoli, senza paure, senza secondi fini. Dio in me: il mio cuore lo assorbe, lui assorbe il mio cuore, e di­ventiamo una cosa sola. Lo esprime con una formula felice san Leone Magno: la nostra partecipazione al cor­po e al sangue di Cristo non tende ad altro che a trasfor­marci in quello che ricevia­mo. E allora capiamo che Dio non è venuto nel mondo con il solo obiettivo di to­gliere i nostri peccati, visione riduttiva, sia di Dio che dell’uomo.

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