2 DICEMBRE 2012

I DOMENICA DI AVVENTO – ANNO C

Dal libro del profeta Geremìa 33,14-16

Dal Salmo 24
Dalla prima lettera di S. Paolo ai Tessalonicési
3,12-4,2

Dal Vangelo secondo Luca 21,25-28.34-36

Gesù continua a parlare ai suoi discepoli; egli insegna, anche a noi, a guardare oltre l’esperienza del quotidiano.

Tra le capacità più difficili da acquisire c’è quella del saper discernere. Se ci fermiamo ad ascoltare i telegiornali sentiamo ogni giorno notizie di catastrofi grandi e piccole, spesso enfatizzate, quasi per un sottile piacere a provocare disagio negli ascoltatori. Sembra che tutto succeda solo in questi ultimi anni, mentre prima non si avevano notizie di così tante sciagure. Sembra, appunto, perché accadevano lo stesso. Oggi dobbiamo fare i conti con la velocità dei mezzi di comunicazione ed anche con quella sorta di bramosia che prende i giornalisti nel mettere in evidenza solo gli avvenimenti che portano distruzione e morte.

Il vangelo di oggi, con il suo contenuto di cose negative, appare simile ai telegiornali. Ma il Signore vuole davvero spaventarci? Nel versetto 28 del cap. 21 di s. Luca, c’è un suggerimento sul giusto atteggiamento da assumere davanti ai segni dei tempi: “risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina”. Con parole semplici il Signore invita a rialzarci da dove siamo caduti, a sollevare il capo, a guardare oltre il nostro limitato orizzonte perché la liberazione è prossima.

Chissà come reagiremmo se davvero fossimo rinchiusi in un’angusta cella di una squallida prigione! Ma noi non ci sentiamo prigionieri, anzi coltiviamo un senso di libertà così esasperato che alla fine ne viviamo la brutta copia.

Una nota pubblicità fotografa bene le azioni dell’uomo di oggi che “costruisce tutto intorno a se”, alzando barriere per discriminare, per tenere fuori gli altri, per farsi una paradiso personale che poi diventa la sua prigione, magari dorata, ma sempre prigione.

“State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso”. Quanta premura da parte del Signore per noi, quanta preoccupazione per la qualità della nostra vita!

Attenzione dunque a tre cose: dissipazione, ubriachezze, affanni della vita. L’elenco sembra piuttosto breve perché difatti appesantiamo la vita con tantissime altre cose: perdere tempo come stile di vita, legittimare come relax necessario le tante ore perse davanti ai giochi elettronici, organizzare feste che non faranno divertire nessuno, programmare attività pericolose per se e per gli altri, cedere ad ogni tipo di dipendenza: droga, cibo, gioco d’azzardo; costruire idoli inutili, desiderare di possedere case o barche o qualunque altro purché sia alla moda, fare le vacanze nei posti più esotici, avere capi firmati, o conti in banca o ville al mare e in montagna … Forse la crisi ci ricondurrà, forzatamente, sui sentieri della sobrietà …

Comunque, per conquistare i nostri obiettivi impieghiamo tempo e fatica, ma la domanda fondamentale è: -Facciamo tutto questo per possedere le cose o per essere posseduti da esse?-

Il vangelo di oggi richiama ad altri valori: l’invito di Gesù a vegliare in ogni momento è per noi la riconquista di tempi e modalità di vita più consoni al nostro essere cristiani. Lo “stare svegli” significa stare in guardia, riappropriarsi del potere di decidere della propria vita alla luce della fede.

Gesù ci ricorda che non possiamo essere efficacemente svegli senza il sostegno della preghiera “in ogni momento” cioè senza che ogni nostra azione sia pensata e vissuta alla luce del Vangelo.

Ecco dunque che la Chiesa ci propone un periodo per riflettere, per resettare il nostro modo di vivere. È l’Avvento: tempo di attesa, di verifica, di crescita.

Concedici Signore di imparare ad essere svegli come tu ci insegni. La nostra vita è un dono da vivere con sapienza e in pienezza. Donaci il gusto dell’attesa e della veglia fruttuosa. Amen.

CB 02.12.2012 MTM