Dal Salmo 97
Dalla I lettera di S. Giovanni 4,7-10
Dal Vangelo secondo Giovanni 14-23
In un mondo fatto spesso di discriminazioni e di valori non positivi, sentirsi dire che siamo stati scelti ci mette quasi a disagio.
Se la nostra presunzione è tale che ci sembra quasi un diritto poter scegliere, comandare i giochi, organizzare percorsi di carriera, oggi la Parola del Vangelo ci viene a ricordare ciò che Gesù ha detto ai suoi discepoli e a noi quando presumiamo di saper valutare le scelte «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi».
Perché? Il brano riporta una doppia motivazione della scelta: «… perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga;…», «…e perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda».
Leggere con gli occhi e ascoltare con il cuore questi versetti ci permette di scoprire tutta la ricchezza della Parola di Dio, senza bisogno di diplomi e lauree in materia. Con parole semplici Gesù dà la spiegazione della sua scelta per realizzare ciò che ha fatto Lui: andare verso gli altri, con perseveranza, condividendo quello che abbiamo avuto e quando la difficoltà di questo “andare” si fa sentire, chiedere al Padre, nel nome di Gesù, tutto quello di cui abbiamo bisogno.
Spesso mi domando se abbiamo piena consapevolezza del dono ricevuto: “In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore».
Dio ha amato Gesù in modo infinito, totale, senza misura ed è così che Gesù ci ama in quanto ha fatto esperienza profonda di quest’amore e perciò chiede ai discepoli (e a noi), quasi come una preghiera, di rimanere in questo amore, in questa relazione di amicizia profonda, in questa dimensione di fiducia completa.
Scopriamo invece che, più di una volta, noi siamo voluti rimanere fuori da questo amore, ci siamo concessi la libertà di non coltivare l’amicizia con Gesù, in qualche modo abbiamo rifiutato l’offerta gratuita che ci è stata fatta. E’ questo il nostro peccato e ne subiamo le conseguenze con le tristezze che ci invadono, le solitudini che viviamo, le povertà di sentimenti che talvolta abbiamo.
Nelle nostre preghiere, prima di ogni altra cosa, dovremmo chiedere a Dio di fare esperienza del suo amore. La Scrittura riporta spesso l’ invito a gustare quanto è buono il Signore mentre troppo spesso preferiamo rimanere digiuni e senza forza.
In queste condizioni l’andare diventa difficoltoso, quasi impossibile eppure l’invito a muoversi è pressante perchè l’amore ricevuto va donato; come sappiamo “trafficare” le ricchezze materiali per farle aumentare, così l’esperienza con il Signore va condivisa, pena la povertà spirituale.
Gesù fa affidamento sui suoi discepoli, su coloro che gli sono stati vicino, che hanno ascoltato ogni sua parola, visto ogni suo gesto, condiviso la fatica del cammino per le strade di Israele. Ora, dopo la Pasqua, il Signore li invita a dare una credibile e concreta testimonianza del suo amore per poter portare frutti di conversione.
Gesù risorto sale alla destra del Padre, ma lascia una traccia profonda nel mondo:i discepoli che continuano la sua opera. Affida una missione così delicata a degli uomini, a noi. Forse non siamo ancora capaci di mettere in pratica l’invito ad “andare” a portare la testimonianza della resurrezione del Signore, ma possiamo accogliere con docilità il suo amore.
Rimanete nel mio amore. Signore, pur senza saperlo, il mio cuore, come quello di ogni persona, desidera il tuo amore. Quando ci separiamo da Te, come bambini capricciosi
che si allontanano dalle braccia dei familiari, sperimentiamo tutta la nostra fragilità e il nostro peccato, ma il tuo amore per noi resta immutato, anzi si fa ricerca, cura, tenerezza come per la pecorella che si era smarrita.
Rimanete nel mio amore. Signore ripeti spesso questo invito. Donaci di vivere una profonda esperienza del tuo amore tale da non poter più vivere senza. Vogliamo rimanere nel tuo amore, Signore, oggi e sempre. Amen
CB 17.05.2009 MTM