23 AGOSTO 2009
XXI DOMENICA DEL T. O. (ANNO B)

Dal libro di Giosuè  24,1-2.15-17.18
Dal salmo 33
Dalla lettera di S. Paolo  agli Efesini 5,21-32
Dal Vangelo secondo Giovanni 6, 60- 69

Nel brano del vangelo di questa domenica, come uno spartiacque, risuona, a conclusione del suo insegnamento nella sinagoga di Cafarnao e in risposta alle mormorazioni  dei suoi discepoli, una domanda di Gesù «Questo vi scandalizza?»
Ma di cosa si lamentavano, in fondo, i discepoli? Perché questo scandalo rispetto a ciò che dice il Maestro? «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?».
Nelle ultime domeniche abbiamo sentito parlare molto di cibo, di manna e di quaglie date al popolo affamato che fuggiva dalla schiavitù dell’Egitto, di pani e di pesci moltiplicati per sfamare una folla composta da cinquemila uomini più le donne e i bambini, di pane e di vino, di corpo e di sangue di Gesù dato per la vita eterna. Fin quando si è trattato di mangiare, di riempirsi lo stomaco, è andato tutto bene, ma ora che il discorso si focalizza sull’Eucarestia, Corpo e Sangue del Signore, insondabile mistero e dono per eccellenza, arrivano le defezioni.
I discepoli, quelli che conoscono Gesù da vicino, cominciano ad avvertire un certo disagio perché trovano troppo duro tutto l’insegnamento anche perché lo valutano con criteri solo umani.
Gesù parla con autorità e chiarezza e non fa sconti. Sono finiti i tempi delle parabole: sente di poter parlare loro, di dare la notizia: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui».
Forse, se non fosse stato così chiaro nel parlare, non sarebbe successo che “da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui“. Fanno una scelta: hanno conosciuto Gesù, lo hanno seguito, ascoltato i suoi insegnamenti, visto i suoi miracoli, forse qualcuno è stato anche guarito da Lui, ma sentir dire che bisogna nutrirsi di Lui è troppo! Sono argomenti che non si possono accettare e tornano indietro.
Capita anche al giorno d’oggi: il Gesù raffigurato con gli occhi azzurri e i capelli biondi può andarci bene, ma il Signore che parla e annuncia la verità diventa scomodo. Succede che si accetta solo parzialmente la buona notizia del regno che Gesù è venuto ad annunciare. Gli esempi di queste scelte  di comodo sono all’ordine del giorno.
Gesù, di fronte a questo cambiamento della folla, si rivolge allo sparuto gruppetto di uomini rimasto, i dodici, e pone loro la domanda: “Volete andarvene anche voi?“. Mi chiedo quante volte abbiamo pensato che la fede in Gesù richiedeva sacrifici di coerenza tali da diventare impossibile credere; quante volte abbiamo girato le spalle e, mormorando come fece la folla, abbiamo lasciato perdere.
Chi rimane con Gesù? Solo i dodici, cioè coloro che sono veramente intimi con Lui, che hanno una relazione profonda, che sono stati fedeli al punto da non perdere neppure una parola dei suoi insegnamenti e che ripongono in lui tutta la loro fiducia.
Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio“. E noi da chi andremo? Dai fattucchieri, da coloro che leggono le carte, dagli astrologi che assicurano amore, felicità e denaro a tutti? Oppure da chi fomenta l’odio e la divisione e cerca di convincerci che siamo migliori di altri solo perché non sbarchiamo sui gommoni lungo le coste né siamo disposti a sfruttare l’altro solo per guadagnare di più? Andremo da chi vuole renderci schiavi del consumismo al punto di farci sentire inadeguati solo perché non “possediamo” le ultime novità alla moda oppure da chi fa dello sballo una filosofia di vita che invece porta alla morte?
Da chi andremo?
La scena della prima lettura  mostra Giosuè mentre parla al popolo: “Se sembra male ai vostri occhi servire il Signore, sceglietevi oggi chi servire…. Quanto a me e alla mia casa, serviremo il Signore“. E il popolo rispose: «Lontano da noi abbandonare il Signore per servire altri dèi! Poiché è il Signore, nostro Dio, che ha fatto salire noi e i padri nostri dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; egli ha compiuto quei grandi segni dinanzi ai nostri occhi e ci ha custodito per tutto il cammino…Perciò anche noi serviremo il Signore, perché egli è il nostro Dio».
Il popolo, ricordando i benefici ricevuti dal Signore, la liberazione dalla schiavitù e la sua costante presenza lungo il cammino verso la terra promessa, decide di servire il Signore, abbandonando gli idoli. Siamo chiamati anche noi a fare una scelta, come il popolo, come i dodici.
Da chi andremo?…

Signore Gesù perdonaci perché  spesso andiamo dietro ai vuoti discorsi di coloro che si ammantano di verità. Nessun altro ha da dirci qualcosa se non la Tua Parola e purtroppo
spesso tralasciamo di ascoltarla. Ci siamo ritrovati senza valori e senza contenuti e abbiamo permesso ai dubbi di prendere possesso dei nostri pensieri. Abbiamo preferito non nutrirci
di Te, pane vivo disceso dal cielo e siamo rimasti a digiuno di tutto. Perdonaci. Oggi scegliamo
di stare con te, di seguire te, perché solo Tu hai parole di vita eterna e, con Pietro, vogliamo dire che  “abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Amen.

23.08.09 MTM