29.11.09
I^ DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

Dal libro del profeta Geremia 33,14-16
Dal Salmo 24
Dalla 1ª lettera di S. Paolo ai Tessalonicesi 3,12-4,2
Dal Vangelo secondo Luca 21,25-28.34-36

La Chiesa ci invita oggi a iniziare un cammino che durerà un intero anno: ci saranno  diverse tappe, momenti più o meno intensi, ma non esisteranno soste. Ogni giorno, settimana dopo settimana, la Parola ci guiderà alla scoperta della bellezza dell’ amore che Dio ha per l’uomo, delle sua tenerezza, della cura e della delicatezza che usa per farci tornare a Lui.
All’inizio di questo percorso c’è l’invito di Gesù: «…Risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Sì, abbiamo bisogno di risollevarci perché ci sentiamo spesso avviliti e schiacciati dai problemi e dalla difficoltà della vita, ma prima di  tutto dobbiamo “alzare il capo”. Se restiamo ripiegati su noi stessi rischiamo di non vedere dove stiamo andando; se non  stacchiamo gli occhi dai televisori, dalle play-station, dai computer, dai giornali di gossip, dagli spettacoli insulsi non possiamo “alzare il capo” per vedere la bellezza di Dio intorno a noi; se perdiamo le notti in locali affollati e rumorosi e ci alziamo a mezzogiorno non possiamo sentire che, nel buio profondo che precede la  luminosa  aurora, si levano, come una lode, melodiosi canti di uccelli che non ascolteremo più durante il giorno; se corriamo avendo come unica meta il soddisfacimento di esigenze, più o meno indotte, non possiamo avvertire il grido d’aiuto dell’amico, del povero e forse neppure quello di un familiare.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”  dice Gesù. Quanta sapienza e quanta accortezza in queste parole! Corriamo il rischio veramente di non custodire abbastanza il nostro cuore, la sede più preziosa dei nostri sentimenti. Quante volte l’ abbiamo appesantito con pensieri cattivi, con inutili ansie, proprie di chi non ripone la sua fiducia in Dio.
Eppure già i profeti nel Vecchio Testamento parlavano delle promesse di bene che Dio ha fatto al suo popolo e ad ogni uomo: “Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali io realizzerò le promesse di bene che ho fatto alla casa d’Israele e alla casa di Giuda. In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio giusto…”.
Nonostante i numerosi tentativi di sradicare con ogni mezzo, ieri e oggi, il tronco di Jesse, esso ha resistito e ora  vi spunta un germoglio, un virgulto: Gesù la nostra salvezza. Questo Bambino innocente, povero, respinto già prima ancora di nascere viene a portarci la vita, la pace, la gioia, non certo addobbi più o meno fastosi né lucette a intermittenza né pacchettini con i nastri d’oro.
La Santità di Dio non si contiene e dilaga in mezzo al marasma di questo mondo, grazie al Bambino di Betlemme. L’immagine di quella Santa famiglia stride con quella di molte famiglie di oggi che si sono sì “allargate” ma non hanno dilatato il cuore all’amore. San Paolo scrivendo ai cristiani  di Tessalonica  così pregava: «Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti….».
Questo dice la Parola di Dio e questo dobbiamo fare: crescere nell’amore anche se vengono enfatizzati i discorsi gridati, pieni di insulti e i comportamenti violenti. Perché dobbiamo assumere comportamenti così stridenti con l’andazzo generale? Perché san Paolo oggi ci ricorda che: «Questa infatti è volontà di Dio: la vostra santificazione». E’ tutto qui: questo cammino che ci porta verso il Natale di Gesù ci deve avviare verso la santità; non una santità da “statua nella nicchia” ma una santità quotidiana, fatta di gesti, magari piccoli, ma concreti.


Signore Gesù, nell’intraprendere questo cammino verso Betlemme, rivediamo la nostra vita e ci accorgiamo che troppo spesso ci siamo lasciati vincere dalla tristezza e dalla sfiducia. Perdonaci perché non siamo ricorsi a Te; abbiamo avuto la presunzione di fare da soli mentre ci siamo fatti solamente del male. Vogliamo però risollevarci, metterci in piedi diritti, alzare il capo e guardarti, fissare i nostri occhi nei Tuoi, unire il battito del nostro cuore al Tuo; solo così la speranza rinascerà in noi e sarà Natale. Amen.

CB 29.11.09 MTM