Vangelo vuol dire “lieto messaggio”, “annuncio di gioia”, e le parole dell’angelo ai pastori lo confermano. Apparendo nella notte santa sfolgorante di luce, l’angelo invita i suoi ascoltatori a togliere di mezzo il timore e a fare posto ad una gioia grande, che non è per pochi solamente, ma si estenderà a tutto il popolo. Il motivo di questa grande gioia consiste in una nascita: “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. In fretta i pastori vanno, e trovano Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. Ne riportano una impressione vivissima, tanto da parlare a tutti quelli che incontrano degli avvenimenti di quella notte: la luce intensa e soprannaturale, gli angeli, il messaggio, la loro paura e la meraviglia nel trovarsi coinvolti in un avvenimento così grande e misterioso. Nella notte di Betlemme le realtà più estreme si sovrappongono e si mescolano: il rigore dell’inverno e la povertà del presepe da una parte, lo sfarzo degli angeli e lo splendore della cometa nel cielo dall’altra, ma tutto porta ad una medesima conclusione: occorre fare gioire e fare festa perché abbiamo fra noi un Salvatore, che è il Cristo Signore. La gloria di Dio nel più alto dei cieli scende sulla terra e si rende visibile ad uomini comuni, i pastori appunto, ed essi diventano i primi testimoni del grande avvenimento: la nascita del Figlio di Dio che si fa uomo da una madre Vergine, Maria santissima.

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