13 Dicembre 2009
III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) – GAUDETE
Dal libro del profeta Sofonìa 3,14-18
Dal libro del profeta Isaia 12
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési 4,4-7
Dal Vangelo secondo Luca 3,10-18
Nel vangelo di domenica scorsa abbiamo sentito il rude Giovanni che gridava l’urgenza di cambiare vita con un lavacro di penitenza. La gente andava numerosa a farsi battezzare lungo le rive del Giordano. E lì Giovanni, annunciando la venuta del Messia, catechizzava: “Alle folle che andavano a farsi battezzare da lui, Giovanni diceva: «…Fate dunque frutti degni della conversione …» “Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?».
Questa è la domanda che oggi deve scomodare anche noi: che cosa dobbiamo fare, praticamente? La Parola di oggi propone tre risposte.
La prima è l’invito a gridare di gioia, ad esultare, ad acclamare con tutto il cuore perché “il Signore ha disperso il nemico”. Coloro che sono stati in guerra sanno bene cosa vuol dire la resa del nemico ed esultano veramente quando questo si verifica. E’ la liberazione, la fine di ogni sofferenza, è la vita che riprende a scorrere. Questo è il frutto che siamo chiamati a gustare: la gioia di essere liberati. Questa felicità non è occasionale né temporanea: è l’invito a vivere in modo nuovo la relazione con il Signore e tra di noi, nella pace e nel più profondo rispetto degli altri, senza alcuna discriminazione.
Quando saremo in grado di riappropriarci di questo modo nuovo di vivere, il Signore stesso gioirà per noi, ci rinnoverà con il suo amore. La Sacra Scrittura racconta la storia del popolo eletto e ne documenta le bellissime preghiere e i numerosi lamenti, ma restano memorabili i magnifici canti di esultanza e di lode per le meraviglie che il Signore compie a loro favore. La Vergine Maria, dopo l’annunciazione, nella casa di Elisabetta, ha esultato ed ha cantato il più bell’ inno di lode della Bibbia: il Magnificat.
E’ necessario imparare a vedere l’opera di Dio nella nostra vita, a discernere gli avvenimenti, a meditare sulle esperienze che si fanno; è urgente riappropriarci della preghiera non solo come mezzo per chiedere, ma specialmente come lode e ringraziamento a Dio per il suo amore e per tutto ciò che ci dona nella più totale gratuità. E’ tempo di rientrare in noi stessi e fare silenzio, pur in mezzo ai rumori di festeggiamenti fittizi che, per numerose famiglie, hanno purtroppo un sapore amaro.
La seconda risposta è essere solidali. «Che cosa dobbiamo fare?». Giovanni Battista ha una soluzione “Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. E questo vale per tutti, per gli esattori delle tasse, per i militari, per gli operai e per gli imprenditori, per i commercianti e per gli artigiani ed anche per noi!
A coloro che gli chiedevano come comportarsi sul lavoro, Giovanni rispondeva: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”. Una bella rivoluzione in un contesto lavorativo e sociale, come quello attuale, che guarda solo al profitto!.
Giovanni sa che colui che si converte cambia prima di tutto se stesso, diventando capace di operare scelte anche difficili, quali quelle della solidarietà.
Natale non è il tempo di un buonismo da cartolina quanto piuttosto quello di un’attenzione focalizzata su problemi la cui soluzione richiede il nostro contributo in prima persona.
Gesù Bambino poteva nascere nei castelli giacché è un Re, ma ha preferito una stalla. Guardando la santa famiglia, rappresentata nei nostri presepi, siamo chiamati a interrogarci, a riflettere, a vedere le necessità di tante persone che sono intorno a noi.
La terza risposta è sul come essere.
Nel brano della seconda lettura, tratto dalla lettera ai Filippesi, viene suggerito lo stile con il quale agire: “La vostra amabilità sia nota a tutti… in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti”.
San Paolo ci dà la misura dell’uomo convertito: è dipendente da Dio e tale vuole essere perché sa che solo il Signore Dio è il suo salvatore.
Il frutto di questo affidamento totale al Signore è, oltre la gioia, la pace: “E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù”. Niente tecniche di rilassamento stile new age quanto piuttosto un dono gratuito di Dio, riservato a coloro che lo accolgono.
Questa pace è come un balsamo che scende a lenire le ferite più nascoste, è una rugiada che rinfresca; prende dimora nel profondo del nostro cuore e vi rimane. A noi spetta il compito di custodirla come una perla preziosa, ricevuta in dono dal tesoro del Re ei re.
Signore, in mezzo ai rumori di pubblicità che inneggiano al possesso delle “cose” vogliamo alzare la voce per lodarti, benedirti e ringraziarti perché Tu vieni a stare in mezzo a noi. Ti chiediamo di donarci la pace che il mondo non conosce perché supera ogni intelligenza e la capacità di condividere ciò che abbiamo, senza alcun merito, con coloro che sono nel bisogno. Amen.
CB 13.12.2009 MTM