06 Dicembre 2009
II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C)

Dal libro del profeta Baruc 5,1-9
Dal salmo 125
Dalla lettera di S. Paolo ai Filippesi 1,4-6.8-11
Dal Vangelo secondo Luca 3,1-6

Arrivare a Gerusalemme dalla parte del deserto è un impresa ardua. Lo sanno bene i pastori nomadi che trafficano quelle strade: basta una tempesta di sabbia e ogni traccia di sentiero viene cancellata. Là dove c’era un agile percorso, si accumula una duna di sabbia che sembra una montagna e dove c’era uno spazio pianeggiante si apre un burrone. Il paesaggio nelle zone aride varia in continuazione; è talmente mutevole che ogni punto di riferimento stabile diventa prezioso e indispensabile per l’orientamento.
Proprio nel deserto, dove si era ritirato per prepararsi e fare penitenza “la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria”. La mente e soprattutto il cuore del figlio di Elisabetta e di Zaccaria vengono illuminati: egli comprende che le profezie si stanno per realizzare, sente fortemente dentro di sé che la promessa di Dio sta per diventare realtà. Conosce le scritture, sa leggere i segni dei tempi e avverte che la salvezza annunciata da secoli è vicina.
Cosa può fare se non esultare, come aveva già fatto nel grembo di Elisabetta e cominciare a gridare, ad annunciare la buona notizia. Come lo fa? “Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati”. E citando il profeta Isaia diceva: “Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone sarà riempito, ogni monte e ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diverranno diritte e quelle impervie, spianate. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Sa di che cosa parla l’irruente Giovanni: lui conosce il deserto, ma soprattutto conosce gli uomini e le loro fragilità. Ecco allora il suo invito a conversione, a lasciare il peccato, a colmare le valli delle nostre carenze, ad abbassare le montagne del nostro orgoglio, a raddrizzare i percorsi di vita, a spianare le asperità. Lui è sicuro: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!”.
Che stridore rispetto alle affollate strade di oggi nelle quali ci si accalca per fare acquisti che neanche lontanamente riportano al grande evento che la comunità cristiana si prepara a ricordare!
In Inghilterra, da un po’ di anni, è vietato l’uso di bigliettini di auguri che fanno riferimento esplicito al Natale di Gesù cosicché sono permessi solo auguri generici, magari ricchi di immagini più o meno tenere, ma un Bambino povero, deposto in una mangiatoia, quello no, perché potrebbe turbare le coscienze o la suscettibilità degli appartenenti ad altre fedi!
Mi chiedo, pur sapendo la risposta: -Dove sono i Giovanni battista di oggi; dove sono i profeti che portano il lieto annuncio?
La Chiesa è la profezia dei nostri giorni: essa annuncia con fedeltà, ma anche con fragilità, i misteri di Dio. Sappiamo che la chiesa, la comunità dei credenti, siamo noi e quindi siamo chiamati, in prima persona, ed essere annunciatori della “buona notizia”.
E se in questo compito ci sentiamo inadeguati, il brano della prima lettura viene a risollevarci: “… Dio ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare le valli livellando il terreno, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio. Anche le selve e ogni albero odoroso hanno fatto ombra a Israele per comando di Dio”. La delicatezza di Dio fa sì che non solo la strada sarà agevole, ma anche ombreggiata da alberi profumati!.
Sono immagini che devono farci cogliere come il nostro Dio si prende cura di noi.
Ecco allora che possiamo fare nostro il ritornello del salmo responsoriale: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi”. Anche se non abbiamo vissuto l’esperienza dell’esilio come il popolo ebreo che cantò, tanto tempo fa, questo inno di ringraziamento al Signore.
San Paolo poi nel bellissimo brano della lettera ai Filippesi ci fa l’augurio più bello per questi giorni: “…prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo…”.
Ecco cosa dobbiamo imparare in questo cammino di Avvento: distinguere ciò che è meglio per poter operare scelte radicali.

Vergine Santa, nel cui seno ha preso dimora il Verbo di Dio, insegnaci a meditare nel profondo del cuore questo mistero d’amore che è l’Incarnazione e la nascita di Gesù. Tu, che nella tua giovinezza hai saputo preparare la via al Signore con il tuo Sì, aiutaci a fare spazio dentro di noi per poter accogliere il Figlio tuo e, nel suo nome, coloro che sono, come Lui, poveri, dimenticati, discriminati e soli. Amen.

CB 06.12.09 MTM