E’ il messaggio fondamentale del Natale, quello che ci ricorda che il Verbo di Dio “… venne ad abitare in mezzo a noi…”; il Figlio di Dio, uno col Padre da sempre e per sempre, entra nel tempo e scende nel mondo, facendosi uomo tra gli uomini. “Cristo Gesù – scrive Paolo nella Lettera ai Filippesi – pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo, e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana umiliò se stesso…” (Fil 2,6-9); questo è il più bel canto per il dramma del Dio che si incarna, che entra nella storia dell’uomo, che la condivide, la illumina e la risana. Della discesa di Dio ci parlano, appunto, le letture di questa domenica, non facili, perché non hanno una veste narrativa, ma si presentano come alta riflessione teologica; e questo, a partire dal brano del libro del Sracide, nel quale l’autore sembra quasi disegnare l’itinerario della Sapienza di Dio, che di sé dice: «Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo e ho ricoperto come nube la terra. Ho posto la mia dimora lassù, il mio trono era su una colonna di nubi». E’ la Sapienza creatrice, la Parola che diede vita, all’inizio dei tempi, a tutte le cose create; essa è una con Dio, coeterna con Lui;

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