2 maggio 2010

V domenica di Pasqua (anno C)

Dagli Atti degli Apostoli 14,21-27

Dal Salmo 144

Dal libro dell’Apocalisse 21,1-5

Dal Vangelo secondo Giovanni 13,31-35

La fede, la speranza e l’amore di carità caratterizzano i brani che la liturgia pone alla nostra meditazione.

Gli Atti continuano a raccontarci dei viaggi fatti dagli apostoli da un paese all’altro per portare la “bella notizia”. Essi sono instancabili nel loro ministero di evangelizzazione. Dovunque arrivano la loro predicazione porta frutti di conversione; nascono comunità capaci di continuare a far riecheggiare il lieto annuncio di Pasqua: Gesù è risorto!

Prima di partire per altre regioni gli apostoli “designarono… in ogni Chiesa alcuni anziani e, dopo avere pregato e digiunato, li affidarono al Signore, nel quale avevano creduto”.

Quanta accortezza in questi gesti, quanta fiducia nello Spirito del Signore! Non un accaparramento di ruoli dunque, ma la preoccupazione di costruire comunità capaci di essere segno di ciò che professano. Paolo e Barnaba vanno nelle diverse città con una forza di testimonianza che noi non conosciamo. Ci siamo adagiati sulla povertà delle nostre conoscenze delle verità della fede, sulle abitudini stantie di una fede fatta di devozioni, forse soltanto di devozioni, e abbiamo perso la ricchezza di una “vita nuova” in Cristo. In tutti i brani di oggi campeggia l’aggettivo:nuovo. Non un aggettivo a caso ma l’essenza stessa dell’opera di Gesù in mezzo a noi: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”.

E’ il Signore stesso che ci dona la capacità di vivere questo impegno, Lui che per primo ci ha amati e ha dato la vita per noi, così come siamo, senza pretendere di essere amato in anticipo.

La gratuità e la fedeltà del suo amore ci dicono che anche noi possiamo amare in un modo nuovo. Gesù ha detto queste sante parole dopo l’uscita di Giuda dal cenacolo, cioè dopo aver assaporato nel profondo del suo cuore il rifiuto e il tradimento. Intorno alla tavola dell’ultima cena i discepoli continuano a mangiare, a celebrare la pasqua ebraica e forse nessuno si accorge di niente,mentre Giuda ha già fatto la sua scelta quella cioè di porsi al di fuori dell’amicizia, della relazione, dell’amore. Eppure Gesù, pur in questa grande sofferenza, riesce a sottolineare ancora una volta l’ urgenza e la necessità di essere capaci di amare.

Il segno che contraddistinguerà i discepoli è l’avere amore gli uni per gli altri, senza distinzioni, senza scelte facili, senza tentennamenti.

Allora sì che, come Giovanni nel libro dell’Apocalisse, vedremo “cieli nuovi e una terra nuova” una terra dove è possibile vivere, dove le relazioni sono improntate sulla gratuità, dove l’altro mi è fratello e non avversario da superare, dove il debole sa che sarà sostenuto dal più forte, dove il bene dell’altro è il fine di ogni impresa.

Nella seconda lettura l’aggettivo “nuovo” campeggia sul cielo, sulla terra, su Gerusalemme. In questa novità Dio pianterà la sua tenda: “Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio”.

Lo spazio nel quale Dio pianterà la sua tenda è il cuore di ogni uomo, il nostro, il mio. Ma c’è bisogno di cambiare questi cuori talvolta duri come pietra, pieni di pregiudizi, inariditi dalle sofferenze e dai peccati.

Solo dopo il dono dello Spirito Santo i discepoli gustarono l’avere il “cuore nuovo, capace di amare” profetizzato da Ezechiele. La presenza del Paraclito ci fa comprendere come Dio abiterà con noi, come saranno asciugate le lacrime e vinto ogni affanno perché con il suo aiuto potremo abbandonare i vecchi comportamenti, i metri di misura basati sull’egoismo, le chiusure verso i diversi.

Signore Gesù, oggi la tua Parola ci ha aperto una finestra e noi abbiamo respirato l’amore perciò sentiamo il bisogno di staccarci da tutto ciò che ha appesantito la nostra esistenza. Vieni, cambia il nostro cuore, rendici capaci di amare così come Tu hai amato. Vieni a rinnovarci dal profondo, a scombussolare tutte quelle ordinate abitudini spirituali che sanno di vecchio. Vieni a farci gustare la novità della vita in te. Mai più una Eucaristia senza il sapore di una rinnovata amicizia con te e con chi ci sta accanto. Mai più un ascolto della tua Parola che non ci porti a vivere con slancio ogni tuo insegnamento. Mai più un servizio nella tua chiesa senza la consapevolezza di essere tuoi discepoli, mandati a testimoniare la bella notizia che Dio ha posto la sua tenda in mezzo ai popoli “ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio”. Gesù imprimi nel nostro cuore queste parole: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Amen.

CB 02.05.2010 MTM