23 maggio 2010

Domenica di Pentecoste (anno c)

Lo Spirito di Dio abita in voi

Dagli Atti degli Apostoli 2,1-11

Dal Salmo 103

Dalla lettera di S. Paolo ai Romani 8,8-17

Dal Vangelo secondo Giovanni 14,15-16.23-26

“Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo…”. Questa cronaca della fine di un giorno di attesa ci racconta il tempo e il luogo, ma non i sentimenti dei discepoli.

Terminava un altro giorno e loro erano nella stessa condizione. Se non fosse stato per la presenza di Maria e il suo costante sostegno forse il gruppo dei discepoli del Signore si sarebbe disgregato, preso dallo sconforto e dalla delusione. Loro conoscevano solo la promessa di Gesù e ad essa si erano afferrati, non immaginavano che stava per compiersi il giorno più sconvolgente della loro storia umana: si chiudeva un tempo nel quale avevano visto Gesù proclamare il regno di Dio, operando segni miracoli e prodigi, e ne incominciava un altro nel quale sarebbero stati loro a continuare la sua opera, con segni altrettanto forti.

“Venne all’improvviso”. Stupenda questa irruzione divina, con fragore, quasi un vento impetuoso, questo fuoco! Immenso Dio che sorprende, che è fuori da ogni schema, che trova modi sempre nuovi per irrompere nella vita di ognuno: diventa rumore, scuote, turba, infiamma, brucia.

“…riempì tutta la casa…” : sì, un’immersione totale in Dio, dalle fondamenta al tetto ai muri, alle persone. L’Amore che proviene dal Padre e dal Figlio riempie, colma ogni vuoto, cosicché nessuno può dirsi fuori da questa effusione che viene ad abbattere ogni timore, ogni resistenza, ogni paura.

Cosa successe nel cuore di quei discepoli? Vivere un’esperienza così forte di Dio cambia tutto: come la pietra che fonde al calore della fornace e lascia brillare l’oro che nasconde così i discepoli. Il fuoco della Pentecoste brucia i residui di paura e di incertezza e infiamma gli animi. Il primo segno visibile di tutto questo è una lode potente a Dio, un ringraziamento e una preghiera incessante e incontenibile.

Il brano degli Atti racconta che “tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi”. Ecco abbattuta la Babele delle lingue. I discepoli pregano in ogni lingua anticipo di ciò che deve essere: “ogni lingua proclami che Gesù è il Signore”.

Immersi nella Trinità hanno pregustato il paradiso descritto da S. Giovanni nel libro dell’Apocalisse: una lode potente che si eleva dai salvati davanti al trono e all’agnello.

Tornano alla mente le parole di Gesù :“lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto». Ora diventa urgente attuare la sua accorata raccomandazione di andare per il mondo a portare la bella notizia del regno. L’amore che ha invaso i loro cuori straripa: cerca altri cuori a cui comunicare la bellezza, la dolcezza, la fedeltà di Dio.

Al mattino si spalancano finalmente le porte del cenacolo:come i petali di un fiore si aprono ai primi raggi dell’alba così fiorisce la chiesa.

In Gerusalemme c’era una popolazione multietnica: “la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia” in quanto ognuno comprendeva ciò che i discepoli proclamavano.

Coraggio e fortezza nei discepoli, stupore e meraviglia nel popolo: è il miracolo della testimonianza fatta nel nome di Gesù.

Mi chiedo dove sono lo stupore e la meraviglia nelle nostre assemblee, nelle nostre preghiere, nei nostri stentati servizi nella Chiesa. Tutto sembra già visto, tutto è sempre uguale a ieri, tutto rischia di rimanere sterile formalismo.

Eppure la promessa del Consolatore è anche per noi; lo Spirito Santo opera ancora. Forse preferiamo però restare nella tranquillità delle nostre devozioni piuttosto che esporci alla Sua azione travolgente eppure delicata e rispettosa di ognuno.

Spirito Santo di Dio, vieni nell’aridità del nostro cuore, nella chiusura delle nostre menti, nelle difficoltà del nostro credere. Vogliamo gustare l’amore di Dio, desideriamo essere pienamente immersi nel suo amore. Con le sole nostre forze fatichiamo troppo a credere e a vivere una vita di fedeltà e di testimonianza di ciò che Gesù ci ha insegnato. Abbiamo bisogno della Tua consolazione quando gli affanni ci sovrastano, del Tuo consiglio quando siamo chiamati a scelte radicali, della Tua sapienza per discernere il bene, della Tua fortezza quando il male si accampa contro di noi, della Tua pietà quando siamo chiamati a sostenere il dolore di chi ci sta vicino. Vieni, Santo Spirito, a rinnovarci dal profondo, a purificare ogni pensiero, ogni gesto. Vogliamo gustare un’effusione di grazia, come Maria, come i discepoli nel cenacolo e come i santi nel corso dei secoli. Vieni! Amen.

CB 23.05.2010 MTM