27 giugno 2010

XIII Domenica del T.O. (Anno C)

Nel brano del vangelo di Luca ci sono tutta una serie di incontri, di cambiamenti di decisioni, di tentennamenti sul da farsi, di voglia di incenerire chi non si rende disponibile a progetti precostituiti da altri.

Le scene si sovrappongono e raccontano la fatica di Gesù di essere sulla strada mentre si incammina verso Gerusalemme. Egli manda i discepoli innanzi a lui. Questi “entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo…”

Qual è la reazione di Giacomo e Giovanni? Contrariati dalla indisponibilità degli abitanti del villaggio dissero:«Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?».

Una bella soluzione radicale è proprio quello che ci vuole! Come si permettono di non ricevere Gesù! Perché sono così chiusi e poco disposti a perdere le loro consuetudini, i loro comodi? Inceneriamoli! Spazziamoli via dalla faccia della terra! Anche a noi qualche volta ci sarà venuta la voglia di risolvere i problemi con un fulmine! Non è certo questo però lo stile di Gesù.

Mettiamoci nei panni di quegli abitanti: accogliere Gesù è compromettente: permetterGli di entrare nel nostro ”villaggio” significa essere costretti a fare spazio, cambiare, riguardare le azioni quotidiane in un’ottica nuova, rivedere le proprie abitudini spirituali, spesso stagnanti, nelle quali ripetiamo gesti che ormai hanno perso ogni significato.

Accettare Gesù nella propria vita significa scomodarsi, verificarsi e non esiste luogo più imbarazzante da guardare che dentro se stessi:rischiamo di trovarvi tutto ciò che stigmatizziamo come sbagliato negli altri, gli errori che non avremmo voluto fare, i peccati di cui ci vergogniamo e che non avremmo mai voluto commettere. Meglio lasciare che Gesù si incammini “verso un altro villaggio” .

Sulla strada percorsa dal Signore c’è una umanità piena di contraddizioni, come in fondo siamo un po’ tutti noi. “Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». Questo cammino sembra, per Gesù, un anticipo di quello del calvario: alla prima stazione il rifiuto degli abitanti del villaggio, alla seconda lo slancio, poco fruttuoso, di un tale senza nome, senza alcuna connotazione che così resta. Ciò che prospetta Gesù è troppo arduo: l’essenzialità di una vita senza la sicurezza del possesso di beni, senza carriera, nè agi.

Così come è apparso sulla scena l’uomo scompare: l’offerta di una vita “diversa” cade nel vuoto. Mi chiedo cosa avremmo fatto noi di fronte ad una simile proposta.

Il cammino di Gesù verso Gerusalemme è lungo e la gente che incontra è tanta; “A un altro disse: «Seguimi».

E’ l’invito più ripetuto dal Signore:lo ha fatto alle persone di allora, lo ripete oggi ad ognuno di noi. Non ha bisogno di giri di parole, né di pubblicità più o meno occulta: «Seguimi» senza “ma”, senza pensarci due volte.

Gesù stesso traccia il cammino davanti a noi, fa la strada insieme, lascia le sue orme per terra per permetterci di appoggiare i nostri passi sui suoi.

Quel tale lo avrà seguito? Non è dato sapere, è certo però che anche noi abbiamo qualche “ma” da frapporre ogni qualvolta riceviamo l’invito a seguire il Signore.

In questo elenco di chiamati c’è perfino un volontario:“Un altro disse:«Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Anch’egli ha il suo “però”: deve sistemare gli affetti di casa. Niente di male in realtà, ma la radicalità della scelta nella sequela richiede che certe problematiche siano già sistemate e risolte: bisogna essere adatti “per il regno di Dio”.

Nel brano di oggi, tra i dubbi, i rifiuti e le ritrosie, solo “Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”.

Questo è l’insegnamento: prendere la ferma decisione di andare ciascuno verso la realizzazione di ciò che siamo chiamati ad essere. Mettersi in cammino è l’atteggiamento da recuperare; avere mete, punti di riferimento, progetti di vita da realizzare, non solo per se stessi, ma per il bene di tutti.

San Paolo ci ricorda che siamo “ chiamati a libertà” e a camminare “secondo lo Spirito”. Sono le coordinate per il nostro viaggio, per percorrere, come dice il salmo, “il sentiero della vita”: andare, guidati dallo Spirito Santo, nella rinnovata libertà di essere figli di Dio, grazie a Gesù.

Signore Gesù, la tua Parola mette a nudo le nostre fragilità. Siamo dubbiosi, indecisi, chiusi davanti ai tuoi ripetuti inviti. Ci sembra di avere troppo da fare per trovare spazio nella nostra vita ed accoglierti. Ci lasciamo coinvolgere in cose che appesantiscono l’ esistenza e restiamo sconcertati di fronte alla Tua offerta di libertà. Vogliamo imparare ad ascoltarti, camminando insieme con te nella certezza di diventare capaci di prendere “ferme decisioni”, di essere coerenti con le scelte che faremo, giorno per giorno, abbandonando le incertezze e i compromessi. Signore, ti preghiamo, fermati nel povero villaggio che è il nostro cuore, prendi stabile dimora, resta. Abbiamo bisogno della tua presenza, della tua compagnia. Solo così il viaggio sarà meno faticoso e la meta vicina. Amen.

CB 27.06.2010 MTM