04 luglio 2010

XIV domenica del T.O. (anno c)

 

Dal libro del profeta Isaia 66,10-14

Dal salmo 65

Dalla lettera di S. Paolo ai Galati

Dal Vangelo secondo Luca 10,1-12.17-20

 

Come un attento dirigente di azienda Gesù designa settantadue responsabili “e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. Li manda avanti per due motivi: preparare il terreno per la sua venuta e far vivere loro, in prima persona, l’ esperienza della missione. Lui sarebbe arrivato in seguito, avrebbe avuto modo di confermare il loro operato.

C’è una didattica splendida nello stile di Gesù: egli conosce il carattere di ciascun discepolo, mette in evidenza il positivo di ognuno, dà alcuni suggerimenti: “Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali…”.

Il “non portate”  è un invito ad essere liberi, persino dalle cose che ci sembrano necessarie: è un’indicazione alla leggerezza per vivere ed essere annunciatori efficaci del regno.

Penso alle nostre partenze di questi giorni, ai bagagli che prepariamo, alle mille inutili cianfrusaglie che a stento riusciamo ad infilare in valigie già stracolme ed il paragone è stridente. Parecchi anni fa, dovendo partire per un viaggio di due settimane in tenda, preparai lo zaino. Il giorno prima tirai fuori tutto quello che mi sembrava necessario: era una  montagna di roba! Con calma e metodicità riuscii a infilare tutto nel capiente zaino che assunse la forma di una botte. Ero orgogliosa del lavoro fatto e, con slancio, provai a sollevarlo per poter calibrare la lunghezza degli spallacci. Si dimostrò essere la cosa da sollevare più pesante della mia vita: era un dolmen inamovibile, un monumento all’inutilità che rimase ben piantato dov’era, non disposto a spostarsi nemmeno di un centimetro! Che avvilimento! Scomposi tutto e cominciai a considerare ogni cosa usando un solo parametro:il peso. Con molta fatica rifeci lo zaino lasciando fuori più dei due terzi di ciò che poco prima mi era sembrato assolutamente irrinunciabile. Oggi i bagagli hanno le rotelle, sono più facili da trasportare ma, per me, fare l’esperienza dello zaino è stata un’utile lezione sull’essenzialità.

L’invito di Gesù ai discepoli è: niente cose superflue, solo ciò che conta realmente. Quindi fa un vademecum sui comportamenti:“non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada” cioè attenzione a non perdere tempo ad instaurare solo rapporti fittizi. E’ necessario entrare nelle case delle persone, condividerne il cibo, donare pace, guarire le persone, testimoniare nella semplicità la bellezza dell’essere creature nuove.

 “Non passate da una casa all’altra”: Gesù raccomanda ai suoi di farsi carico delle situazioni che incontreranno. Oggi ci inviterebbe a “sporcarci le mani” a condividere le difficoltà, le sofferenze delle persone, in quanto la missione, raccontata dall’evangelista Luca, è per tutti noi battezzati: donne e uomini, preti e laici, giovani e vecchi, ognuno prezioso per questo compito perchè “sono pochi gli operai!”.

Ciò che caratterizza questo mandato è “l’andare a due a due”, è un primo esempio di nucleo comunitario, è sottolineare che da soli non si va da nessuna parte, è mostrare al mondo che si è capaci di comunicare tanto con i vicini che con i lontani, è la testimonianza che le divisioni si possono superare. E’ tempo di far vedere la bellezza dello stare insieme senza distinzioni esteriori, senza caste: “Non è infatti la circoncisione che conta, né la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura“. Davanti a questa bellissima affermazione di s. Paolo cadono tutti le barriere che siamo soliti erigere quando non riusciamo a vedere l’altro amato da Dio tanto quanto lo siamo noi.

La messe è abbondante” dice Gesù e noi non possiamo adagiarci a guardare le chiese piene nei giorni di festa. Sappiamo che solo una minoranza di battezzati partecipa alla liturgia domenicale e tanti vivono l’incontro intorno alla mensa della Parola e dell’Eucarestia in maniera abitudinaria. Dobbiamo prendere coscienza che molti contenuti della fede sono ormai sbiaditi anche tra coloro che si professano cristiani.

L’ invito di Gesù “Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!”  è pressante ed è per tutti. Una volta un sacerdote, raccomandando ai suoi fedeli di pregare per le vocazioni, disse che in quella preghiera erano inclusi anche i propri figli. Tutti rimasero scossi: pensavano, infatti, di pregare solo per le vocazioni dei figli degli altri.

Oggi ci viene chiesto di fare un rovesciamento di mentalità, di operare un cambiamento radicale nei nostri metri di giudizio, di essere nuova creatura”, di assumere come priorità l’annuncio missionario.

Il brano del vangelo non si limita a mettere in evidenza le difficoltà legate alla missione, ma racconta anche come va a finire:” I settantadue tornarono pieni di gioia”. Ci sembra di vedere i discepoli che manifestano tutto il loro entusiasmo nel raccontare le meraviglie successe durante il loro andare: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome!». Quale sorpresa, che stupore davanti ai miracoli che si compivano davanti ai loro occhi, nel nome di Gesù! Ma il Signore, ben sapendo di quali poteri li aveva investiti, chiarisce dove deve essere la matrice della loro gioia: «Rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

 

Signore Gesù ci sentiamo totalmente inadeguati di fronte al tuo invito ad andare ad annunciare il regno. Ci siamo adagiati e aspettiamo sempre  che siano gli altri ad operare. A noi piace delegare perché è scomodo e faticoso rimboccarsi le maniche. Crediamo che l’evangelizzazione e la testimonianza siano ad esclusivo appannaggio degli addetti ai lavori. Abbiamo dimenticato che il battesimo che abbiamo ricevuto ci impegna ad andare. Perdona la nostra immobilità spirituale. Ti chiediamo di scuoterci dal letargo, di risvegliare in noi la passione per il regno, di riempirci del “potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico”, per essere testimoni della pace. Si realizzerà per noi la profezia di Isaia: “Voi sarete allattati e portati in braccio, e sulle ginocchia sarete accarezzati. Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò”. Allora gusteremo l’amore del Padre e grideremo di gioia. Amen. 

CB 04. 07.2010 MTM