Insegnaci a pregare! I discepoli non erano certo degli sprovveduti nell’esperienza della preghiera, eppure sentono il bisogno di chiedere a Gesù: “insegnaci a pregare”. Sono convinto che i dodici erano profondamente colpiti dall’intensità della preghiera del Rabbì. Mi immagino i loro sguardi affascinati mentre il Maestro saliva sul monte a pregare. I dodici l’avevano intuito: da quel rapporto unico e speciale con il Padre è scaturita quell’unica preghiera insegnata dal Rabbì, che oggi la liturgia ci offre nella versione lucana. Vorrei attirare la vostra attenzione sulla parabola che oggi la liturgia ci propone, perché ci fa entrare nell’esperienza della relazione con il Padre così come il Figlio l’ha insegnata ai suoi discepoli. Prima di tutto bisogna dire che il personaggio centrale non è l’amico che bussa, ma quello che si alza. Il centro della parabola non è un invito all’insistenza, ma la certezza di essere ascoltati. La perseveranza, secondo il Vangelo, non è frutto di ascesi mistica o di forza di volontà, ma della certezza che il Padre ci ascolta e ci accoglie.

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