dscf1880Chi la dura la vince… è proprio vero. Eravamo partiti per gioco con i “se”e i “ma”, poi la gioia di trovarsi, la bellezza del canto e la forza trascinante di quel “ragazzo” di padre Ciprian hanno abbattuto le nostre resistenze. Anzi possiamo dire che ci abbiamo preso gusto tanto che l’annuncio di un “concerto” da tenersi per la festa patronale non ci ha spaventato.

E allora eccoci disponibili a raddoppiare gli incontri (il martedì e il venerdì) per essere pronti al debutto, che arriva puntuale domenica 27 giugno alle ore 20.

Ci ritroviamo prima nella sacrestia all’ingresso per ripassare le parti. Il clima è sopportabile, ma la nostra temperatura interna segna 40°. Ci incolonniamo lungo il corridoio: cartellina azzurra rigorosamente chiusa nella mano destra, vestiti di bianco e nero ci posizioniamo in semicerchio sui gradini dell’altare.

Padre Augustin provvede alla presentazione, sobria ed elegante e subito a seguire Francesca & C. presentano i brani. La voce calda di padre Ciprian è un continuo curvare di intensità con toni alti e smorzati nell’Alleluia e il Salve Regina in rigoroso gregoriano. E il coro? Eccolo: con il primo brano Veni Creator, quasi una “lode di ringraziamento” allo Spirito Santo per un evento fino a pochi mesi prima impensabile.

Segue La vera vite con voci forti e robuste. Le presentazioni storiche ed evangeliche aiutano a calarci nei brani e ciò accade particolarmente con Chi ci separerà. Voci soliste e coro dai toni variegati; parole quasi sussurrate ma traboccanti di un Amore senza misura per l’Amato.

L’applauso forte e continuato lo conferma. Percepiamo che tutto sta andando bene. Siamo al sesto brano: Stabat Mater. L’autore (padre Ciprian) è lì di fronte e con i suoi gesti ci invita alla dolcezza del momento per trasmettere al meglio come lui ha interpretato e vissuto il dolore di una madre per la morte del figlio. Abbiamo dentro una commozione che ci rende la voce ancora più morbida e sussurrata. Tante emozioni si incontrano e si incrociano. L’Amen finale ci coglie silenziosi e quasi desiderosi di continuare, ma – ahinoi – le strofe sono solo quattro.

Il Regina caeli ci scuote quasi a prepararci al finale. Eccoci al Tu es Petrus titolo del concerto e brano di chiusura, nientemeno a cinque voci. Pezzo “forte” di tutto l’incontro, all’inizio è esplosivo con il primo Tu es Petrus uguale per tutto il coro e poi si dirama intrecciato e intrigante… e divide i tenori in due gruppi, i soprani pronti a rincalzare mentre i contralti e i bassi fanno da base. Sullo spartito leggiamo l’ultimo invito del compositore “diminuendo”. Siamo alla fine di questo primo viaggio. La gioia è lì nei nostri occhi, nel grazie di padre Augustin, negli applausi degli intervenuti, ma ancora di più in quel “ragazzo-prete-rumeno” di nome Ciprian. Peccato fra poco andrà via, ma intanto lo ringraziamo per l’abbondante semina.

Lode al Signore.

Vittorio Carozza