18 luglio 2010
XVI domenica T.O. (anno C)
Dal libro della Genesi 18,1-10
Dal Salmo 14
Dalla lettera di S. Paolo ai Colossesi 1,24-28
Dal Vangelo di Luca 10,38-42
L’odierna liturgia della Parola ci invita ad essere ospitali, aperti ed accoglienti. Potrebbe sembrare un invito a semplici gesti di buona educazione, ma l’ospitalità che siamo invitati a dare è davvero speciale: l’ospite che viene a farci visita è Dio stesso!
Dal tipo di ospitalità che saremo capaci di offrire, dalla disponibilità che avremo ad incontrare il “totalmente Altro”, dall’accoglienza che saremo in grado di dare, dipenderà il nostro essere “fecondi” così come successe a Sara e ad Abramo nel racconto della Genesi.
Abramo e Sara, con i loro servi e gli armenti, sono accampati al fresco sotto le Querce di Mamre. E’ l’ora più calda della giornata e Abramo ha trovato un po’ d’ombra all’ingresso della sua tenda perché l’afa gli ha fiaccato le forze. Alzando gli occhi vede arrivare tre uomini:“Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra” .
Pur essendo anziano e stanco scatta in piedi come una molla, corre e si butta per terra in segno di rispetto dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero».
Ordina immediatamente ai servi di prendere l’acqua per lavare i piedi sporchi e accaldati, si preoccupa di offrire un riparo per il sole e cibo e bevande per rifocillarli. Mette in moto tutto l’accampamento per poter dare un ristoro ai forestieri, coinvolgendo anche la moglie Sara alla quale ordina di impastare la farina per fare focacce.
Si placa solo quando finalmente vede gli ospiti mangiare, seduti, al fresco delle querce.
Il “boccone di pane” che ha promesso ai forestieri si è rivelato un vero banchetto offerto con grande e disinteressata generosità.
Prima di ripartire gli ospiti chiedono di Sara. Lei è rimasta nella tenda, quasi nascosta perché tormentata dalla vergogna di non aver avuto figli. Ed ecco un’inaspettata promessa: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio».
Lo scrittore sacro sottolinea la reazione di Sara: un sorriso misto di incredulità e di amarezza. Eppure il figlio annunciato, dopo un anno, nascerà; l’ospitalità è stata compensata in modo incredibile superando la sterilità e l’incredulità di Sara. L’incontro con Dio ci rende fecondi, sempre, nella misura in cui ci mettiamo a sua disposizione.
Anche nell’accogliente casa di Betania entra un signore, Gesù, stanco per il suo continuo camminare lungo le strade della Palestina. Lui conosce bene la casa e la famiglia che vi abita composta da due sorelle: Marta, probabilmente la maggiore, Maria e da un fratello, Lazzaro.
Il villaggio di Betania è poco distante da Gerusalemme e Gesù spesso vi si è recato. L’accoglienza di questi suoi tre amici gli piace, si sente a suo agio, ama fermarsi presso di loro.
L’evangelista sottolinea che è Marta a dare l’ospitalità e questo può ben spiegare la sua ansia di preparare qualcosa di buono per questo prezioso “amico”.
“Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi”.
Ognuno ha il suo stile nell’accogliere: Maria ama ascoltare il Signore e, accoccolata ai suoi piedi, beve letteralmente ogni sua parola; Marta si sente in dovere di fare ciò che una buona massaia deve fare.
Allora dove si innesta la protesta di Marta? «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Se leggiamo bene notiamo che Marta rivendica semplicemente la scarsa attenzione, da parte della sorella, al suo operato. Non si rende conto che anche Maria sta accogliendo l’ospite; per lei, esiste solo il “suo” modo di dare ospitalità, fatto di affanni e di agitazioni.
Gesù accetta tutto, ma coglie l’occasione di sottolineare che non sono le “molte cose” che fanno la qualità di un incontro, perchè“ di una cosa sola c’è bisogno”.
Cosa è questa cosa? Il vangelo ci dice che “Maria, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola”.
Questa è l’opzione fondamentale che dobbiamo fare tutti, non per moda, né in maniera occasionale: stare ai piedi di Gesù ed ascoltare la sua Parola. Allorquando ci decideremo a non affannarci e agitarci per molte cose e siederemo ai piedi del Maestro per lasciarci convertire dai suoi insegnamenti avremo come Maria «scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Signore, che ti sei presentato all’ingresso della tenda di Abramo e della casa di Betania, vieni anche nella mia casa e, ti prego, non passare oltre senza fermarti. Concedimi di riconoscerti quando arriverai e non permettere che mi preoccupi di nient’altro. Dammi un cuore disponibile ad incontrare Te, capace di mettersi ai tuoi piedi, attento a ciò che mi vuoi comunicare nel profondo. Rendi fecondo il mio ascolto in modo che possa sentirmi in completa confidenza con te, liberandomi da ogni timore o imbarazzo. Donami ogni giorno la fedeltà di “scegliere la parte migliore” e fammi sperimentare la gioia che questo tuo dono non mi sarà tolto. Amen.
CB 18.07.2010 MTM