In queste due domeniche, Luca ci attende con due parabole “di fuoco”. E il “fuoco” è dato dal tema, sempre di tremenda attualità: la ricchezza. Che rapporto esiste tra l’uomo e la ricchezza, tra ciò che egli è e ciò che egli ha? E ancor di più: che rapporto c’è tra l’uomo credente e la ricchezza? Cosa pensa Dio, riguardo alle ricchezze? Si apre qui una lunga serie di interrogativi i quali, a mio parere, trovano una risposta puntuale ed efficace nell’ultima frase del Vangelo di oggi: “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Ovvero, Dio e la ricchezza non possono stare contemporaneamente nel cuore dell’uomo; Dio e la ricchezza sono incompatibili. Ma allora, come la mettiamo con buona parte dell’Antico Testamento e del sentire comune del popolo d’Israele, ancora abbastanza diffuso anche ai nostri giorni, secondo cui la ricchezza accumulata da un uomo durante la sua vita sarebbe segno della benedizione di Dio sull’opera delle sue mani? Perché Dio di colpo diventa intollerante e incompatibile con ciò che prima ha benedetto? Perché in un momento benedice la ricchezza e in un altro la maledice e ne prende le distanze?

20100919.shtml