Non ci stanchiamo mai di ascoltare le nove beatitu­dini, anche se le sappia­mo bene, anche se certi di non ca­pirle. Esse riaccendono la nostal­gia prepotente di un mondo fatto di bontà, di non violenza, di sin­cerità, di solidarietà. Disegnano un modo tutto diverso di essere uomini, amici del genere umano e al tempo stesso amici di Dio, che amano il cielo e che custodiscono la terra, sedotti dall’eterno eppu­re innamorati di questo tempo difficile e confuso: sono i santi. La storia si aggrappa ai santi per non ritornare indietro, si aggrap­pa alle beatitudini. Beati i miti perché erediteranno la terra, sol­tanto chi ha il cuore in pace ga­rantisce il futuro della terra, e per­fino la possibilità stessa di un fu­turo. Nell’immenso pellegrinag­gio verso la vita, i giusti, coloro che più hanno sofferto conducono gli altri, li trascinano in avanti e in al­to. Lo vediamo dovunque, nelle nostre famiglie come nella storia profonda del mondo: chi ha il cuore più limpido indica la stra­da, chi ha molto pianto vede più lontano, chi è più misericordioso aiuta tutti a ricominciare. io interviene nella storia, an­nuncia e porta pace. Ma come in­terviene? Lo fa attraverso i suoi a­mici pacificati che diventano pa­cificatori, attraverso gli uomini delle beatitudini.

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