21 novembre 2010

XXXIV Domenica del T.O. (Anno C)
Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo

 

Dal secondo libro di Samuele 5,1-3

Dal Salmo 121

Dalla lettera di San Paolo apostolo ai Colossési 1,12-20

Dal Vangelo secondo Luca 23,35-43

 

Oggi la liturgia celebra Gesù Cristo, Re dell’universo e lo celebra presentandoci l’icona della sofferenza, della solitudine estrema, del dolore senza fine: Gesù, il Crocifisso.

La pietà popolare pone sui fianchi dell’Uomo dei dolori un panno, ma la realtà è più cruda perchè l’annullamento della dignità è stato totale: dalla croce pendeva il corpo nudo e martoriato di un uomo che aveva perso ogni parvenza di umanità.

Sulla croce Gesù è la somma di tutte le sofferenze morali, fisiche e spirituali; è l’immagine dell’effetto devastante del peccato. Ed è da quell’abisso di morte che Lui ci ha liberati: il “più bello tra i figli degli uomini” si è fatto reietto, accettando il tradimento, gli sputi, le percosse, il giudizio sommario e ingiusto, le ingiurie, gli schiaffi, le frustate, la corona di spine, i chiodi, il fiele.

Possiamo soffermarci a lungo nella descrizione del supplizio e delle piaghe, ma chiediamoci:- Cosa fa la folla che, nei giorni precedenti mentre entrava a Gerusalemme, lo osannava?-
L’evangelista Luca racconta In quel tempo, [dopo che ebbero crocifisso Gesù,] il popolo stava a vedere” : guardano lo scempio di quel corpo, senza un sentimento, né una lacrima.

E’ spaventoso. Mi chiedo quante volte anche noi restiamo a guardare il dolore, senza un moto, senza alcuna commozione, forse perché ci siamo abituati a “vedere” ma non a partecipare.

Alla sofferenza dell’uomo crocifisso i capi del popolo, i soldati e uno dei malfattori messi in croce ai lati di Gesù, aggiungono lo scherno dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto».

Già, sulla croce si fanno le verifiche finali e bisogna decidersi a mostrare da che parte si sta: se si è l’Unto di Dio, capace di salvare prima di tutto se stesso oppure un poveraccio qualunque. Popolo dalla corta memoria che hai dimenticato di aver mangiato pane e pesci che non c’erano, di aver bevuto vino nuovo alla feste di nozze, di aver ricevuto guarigioni, di aver visto tornare la vita nei morti da più giorni!

Popolo chiuso che invano hai ricevuto la buona notizia e non hai compreso che essa è prima di tutto amore verso gli altri, che ti lasci bagnare dalle lacrime, dal sudore e dal sangue del Figlio di Dio e rimani a guardare, che innalzi una croce per dare la morte ed essa diventa trono di salvezza che porta la vita per tutti!

Davanti a queste sfide Gesù tace ed ama; guarda quella massa che ancora ha fiato per insultare Colui che, accettando volontariamente il sacrificio, è salito sul trono della regalità che risplende nei cieli, sulla terra e sotto terra: “È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose…”

Questo Re dell’universo non può e non vuole salvare se stesso: è venuto ristabilire una nuova alleanza tra Dio e gli uomini, diventando l’Agnello sacrificale: “Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose”.

La folla non capisce questa sua offerta, ma il ladro appeso al suo fianco, pur nella nebbia della sofferenza è capace di intravedere l’ingiusta condanna, lo difende e lascia sgorgare dalle sue labbra una preghiera semplice: “disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno».

Quale intimità, quale confidenza: chiamare per nome il Signore! La richiesta appena sussurrata, eppure piena di fiducia, che sale dal cuore non più indurito del ladrone merita una risposta immediata: ”Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso».

Sarai insieme con me nel paradiso – è ciò che vogliamo sentirci dire da te, Gesù. Molte persone sono appese a croci di sofferenze e ti guardano. Sono vicine a te, inchiodate ai letti, ad una carrozzina, ad una macchina le tiene in vita e forse fanno fatica a sussurrarti la preghiera del ladrone. La vogliamo dire noi, diventando voce di coloro che non hanno voce. Vogliamo entrare in una completa confidenza con Te, Signore del cielo e della terra, spoglio di ogni avere e ricco di ogni bene; vogliamo prendere le tue difese quando ti insultano e quando viene offeso ogni uomo. Vogliamo rimanere sotto la tua croce, senza timore di essere giudicati. Come servi vogliamo rimanere sempre ai tuoi piedi e attendere da Te ogni dono, o Re dell’universo. Amen.

21.11.2010 MTM