09 gennaio 2011

Battesimo del Signore (anno A)

Dal libro del profeta Isaia 42,1-4.6-7

Dal Salmo 2

Dagli Atti degli Apostoli 10,34-38

Dal Vangelo secondo Matteo 3,13-17


«In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone…». In questa domenica la liturgia ci presenta Gesù mescolato ai peccatori lungo il fiume Giordano. Un’umanità sporca di peccato e di povertà, bisognosa di un lavacro di rigenerazione, che ripone le sue speranze nel battesimo predicato da Giovanni. Uomini e donne su cui le malattie, le discriminazioni, l’ignoranza, il peccato hanno prodotto ferite ben visibili e, purtroppo, non facilmente rimarginabili. Non ci sono differenze nella folla: tutti sono alla ricerca di un cambiamento, di un qualcosa che li liberi da quella condizione penosa.

Gesù sceglie volontariamente di mettersi alla stessa stregua dei peccatori. Al giorno d’oggi non si individuano facilmente i peccatori, ma i barboni sì; la radicalità della decisione di Gesù la possiamo capire solo se anche noi scegliamo di fare fila, insieme con i poveri, per entrare alla mensa della Caritas oppure decidiamo di condividere con qualche immigrato un ristretto spazio ed un cartone sotto un ponte, o decidiamo di vivere in una cella carceraria, fatta per tre persone, nella quale ve ne sono stipate dodici.

La scelta di Gesù è stata quella di confondersi con gli ultimi al punto di non distinguersi più, di diventare uno di loro.

Giovanni Battista però lo individua, lo riconosce. Il suo cuore sussulta come quando era nel ventre di Elisabetta al saluto di Maria. In quel momento Giovanni è profeta e indica Gesù come il Messia e rinuncia a battezzarlo dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?».

Chissà quanti di noi, come Giovanni, abbiamo desiderato di essere battezzati da Gesù? Eppure lo siamo già! Cosa ne abbiamo fatto del nostro battesimo? Cosa è rimasto? Forse solo foto più o meno sbiadite e simpatici aneddoti raccontati dai presenti.

Perché i poveri facevano la fila pur di fare questo lavacro? Forse perché sentivano di essere arrivati al capolinea, non ce la facevano più a vivere e volevano assolutamente compiere il gesto dell’immersione nelle acque del Giordano nella speranza di essere liberati dalle loro brutture.

Perché Gesù, il più puro tra i puri, il più santo tra i santi, il figlio di Dio fatto uomo, si reca al fiume? Forse per essere pienamente uomo tra gli uomini, senza distinzione alcuna, per poter vivere fino in fondo la sua incarnazione.

Eppure il suo tentativo di mimetizzarsi tra gli ultimi risulta vano: Giovanni lo scorge, lo riconosce: il suo sguardo, infatti, si è purificato durante la lunga permanenza nel deserto, nella preghiera profonda, nella meditazione e nei lunghi silenzi.

“Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui”.

Al rude Giovanni viene concesso anche questo: vedere discendere lo Spirito Santo su Gesù e udire “una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento». E’ una conferma per il suo cuore sussultante di profeta. Aveva ragione quando gridava di sgombrare le strade, raddrizzare i sentieri, appianare i dislivelli perché stava per realizzarsi la promessa del Padre di inviare il Messia che, dopo la miseria della grotta di Betleem, continua a scegliere le povertà degli uomini con i quali intesserà colloqui fatti di sguardi, di parole, di domande, di consolazioni, di guarigioni.

Il brano del vangelo di Marco di questa domenica ci presenta Gesù in cammino:“ dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare” segno che non possiamo rimanere fermi, che il battesimo ci mette in movimento, ci fa lasciare le vecchie abitudini per andare verso l’altro, per conoscerlo, per fare unità e condivisione. Non più folle anonime, dunque, ma fratelli che si riconoscono, capaci di accogliersi e di perdonarsi. Con il battesimo abbiamo ricevuto l’unzione regale, sacerdotale e profetica cioè come Gesù siamo chiamati ad essere servitori, capaci di offrire sacrifici, responsabili nell’annuncio della Buona Notizia. Solo come costruttori di relazioni positive e sante possiamo nutrire la speranza di aver messo a frutto i doni del nostro battesimo.

Vieni Signore, siamo anche noi lungo le rive del Giordano con le nostre povertà e le nostre miserie. Vieni a stare con noi. Abbiamo bisogno di sentire la tua vicinanza perché corriamo il rischio di vivere senza di Te. Il sacramento del battesimo ci ha innestati in Te e noi desideriamo nutrirci della tua linfa per fruttificare. Vogliamo prendere a modello il servo cantato dal profeta Isaia: «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio. “Non griderà, non alzerà il tono” Perché Tu hai parole di consolazione per tutti, “non farà udire in piazza la sua voce” Perché Tu parli nel silenzio del cuore, “non spezzerà una canna incrinata” Perché Tu la raddrizzi, la circondi di cure e la sostieni “non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta” Perché Tu lo ravvivi e lo alimenti con il soffio rigenerante del tuo Spirito. Amen.

CB 09.01.2011 MTM