03 aprile 2011

4^ domenica di Quaresima – Laetare (anno A)

Dal primo libro di Samuele16,1.4.6-7.10-13

Dal Salmo 22

Dalla lettera di San Paolo agli Efesìni 5,8-14

Dal Vangelo secondo Giovanni 9,1-41

La ricchezza della Parola di Dio ci viene incontro in questa 4^domenica di quaresima invitandoci a riflettere su alcune espressioni. Nel primo libro di Samuele campeggia la risposta del Signore al profeta che sta cercando il prescelto da Dio ad essere re: nella casa di Iesse il Betlemita ci sono molti figli e tra questi spicca Eliab per altezza e per bellezza. Sembrano buoni requisiti per ungerlo re, ma il Signore replicò a Samuel: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura …l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».

Già, noi qualche volta ci fermiamo all’esterno delle persone stilando codici di accoglienza in base a canoni estetici, di razza, di lingua, di religione, di potere e di quant’altro. Non abbiamo la capacità di andare oltre le apparenze, di superare le barriere per arrivare al cuore dell’altro.

Bell’insegnamento in tempi come questi che ci interpellano fino a chiederci di guardare gli altri con gli occhi di Dio!

San Paolo, rivolto agli Efesini, li invita ad essere attenti alla volontà di Dio:«Cercate di capire ciò che è gradito al Signore».Il discrimine è la luce:«Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente». Storia antica dunque quella di vivere e di fare le cose alla luce del sole e forse questa ricerca così irrinunciabile da parte di molti di vivere “la notte” può farci riflettere. Una notte non solo temporale certamente, ma e soprattutto come facile adesione al male. L’apostolo continua: “Le opere delle tenebre non danno frutto e vanno condannate apertamente”. Se avessimo avuto il tempo di guardare i programmi televisivi della settimana appena trascorsa, oltre alle solite insulsaggini, avremmo visto, in più giorni e su più canali, ad orari molto discutibili, che il tema trattato è stato la pornografia con tutto il suo carico di nefandezze. Qual era l’intento del “giornalista” di turno? Sdoganare questa attività facendola passare per un lavoro qualsiasi, oltretutto molto redditizio. Che tristezza!

E non è l’unica cosa che si cerca di accreditare come necessaria e normale: ci sono tutta una serie di idee, di comportamenti, di azioni entrate nell’agire quotidiano e proposte come icone del “saper vivere”, che vengono considerate lecite. Ciò che è più grave è che le coscienze si stanno ottenebrando e sono in pochi ad avere la forza di dissociarsi da queste cose.

Siamo ciechi volontariamente a differenza del povero che era nato così. In comune abbiamo la risposta che egli diede a chi gli chiedeva informazioni su Gesù: Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Gli è piovuta addosso questa guarigione e non ha spiegazioni da dare. Non sa il perché, non conosce l’autore: sa solo che non vedeva ed ora, invece, vede.

Forse è anche la nostra risposta agli interrogativi fondamentali della vita: perché sono nato, perché possiedo quello che ho, perché posso ammirare splendide albe e struggenti tramonti, perché sono amato, perché sono circondato da belle persone, perché vivo….perchè? Non lo so, non mi interessa e forse non faccio niente per scoprirlo!

Dal brano del vangelo vengono tante suggestioni: la domanda dei discepoli, dei vicini, dei Farisei e la risposta di Gesù che non si limita alla spiegazione, ma diventa azione di guarigione che oltrepassa la legge del sabato. Fare il bene richiede la capacità di andare controcorrente: per aver impastato il fango con la saliva Gesù incappa nel giudizio degli osservanti il riposo del sabato. Quanta meschinità e quanta chiusura!

Per sostenere le loro tesi dubitano perfino della cecità del mendicante e chiamano i genitori per verificare ed essi, per paura di essere annoverati tra i seguaci di Gesù e rischiare così di essere cacciati dalla sinagoga, dichiarano che il figlio era nato cieco, ma per il resto si nascondono dietro un “non sappiamo”.

Coloro che si credono a posto perché osservano la legge alla lettera organizzano una vera e propria indagine per dimostrare che non è possibile che Gesù guarisca e soprattutto di sabato! Alla fine, visto che il cieco vede, la soluzione migliore è cacciarlo fuori dalla sinagoga.

Mettere fuori significa chiudere gli occhi di fronte all’evidenza, è voler vedere il mondo secondo il nostro meschino metro di giudizio, è non riconoscere la libertà di Dio. Mi chiedo quante volte abbiamo messo “fuori” dalle nostre paludate liturgie l’altro che non era nella possibilità di adeguarsi al nostro vestito buono, ai nostri canti ben fatti, alle nostre colte meditazioni, alle nostre caritatevoli buone azioni! “L’uomo vede l’apparenza, il Signore vede il cuore»” e meno male!

“Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Il cieco è di nuovo in mezzo alla strada ma ciò che conta è che il dono della vista gli ha aperto la mente e il cuore. Ora è pronto d accogliere la buona notizia e la riceve da Gesù stesso che catechizza nella strada.

Come il cuore della samaritana di domenica scorsa viene dissetato dall’acqua viva, così quello del cieco viene illuminato ed esclama: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui”.

Queste esplosioni di fede dei poveri che incontrano Gesù ci interrogano e ci mettono a disagio. Essi si lasciano guardare dentro perché hanno capito che Gesù è il Cristo atteso e ricchi di questa esperienza vogliono raccontarla ad altri. Incontreranno persone come loro bisognose di luce e la testimonianza dell’incontro personale avuto con Gesù li renderà credibili.

Durante ogni rito del battesimo il celebrante consegna ai genitori una candela accesa con queste parole: «Ricevete la luce di Cristo. A voi, genitori, e a voi, padrini e madrine, è affidato questo segno pasquale, fiamma che sempre dovete alimentare. Abbiate cura che i vostri bambini, illuminati da Cristo, vivano sempre come figli della luce…

Possiamo domandarci se questa raccomandazione è stata presa in debito conto, se siamo cioè cresciuti come figli della luce oppure siamo stati posti ai margini della strada, della vita, dei valori, perché ciechi.

Signore Gesù i nostri occhi sono offuscati: spesso ci lasciamo abbagliare dalle apparenze e non abbiamo più la capacità di guardare né noi stessi né gli altri. Oggi tu passi vicino a noi e ti fermi, ti chini a raccogliere la polvere della strada per curarci, per liberarci. Donaci il desiderio di cercarti, di conoscerti, di stare con te. Solo dopo averti incontrato in maniera personale i nostri occhi si apriranno. Facci comprendere, Signore, che tu ci chiami ad una libertà nuova, fatta di rispetto, di comprensione, di accoglienza. Liberaci dalla cecità di sentirci a posto così come siamo. Detergi ogni giorno il nostro sguardo affinché possiamo guardare ogni persona come la guardi tu, che sei la Luce del mondo.

CB 03.04.2011 MTM