09 OTTOBRE 2011

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO ( ANNO A)

Dal libro del profeta Isaìa 25,6-10

Dal Salmo 22
Dalla lettera di S. Paolo apostolo ai Filippési 22,1-14

Dal Vangelo secondo Matteo 22,1-14

«Un altro pranzo di matrimonio proprio non lo reggo! Metto una scusa e non vado» avranno pensato gli invitati ufficiali al banchetto del figlio del re.

«Beh! Almeno oggi si mangia!» avranno invece esclamato tutti quelli, buoni e cattivi, che i servi del re avevano invitato, radunandoli dai crocicchi delle strade, perché il lauto banchetto preparato per le nozze era andato deserto.

Dove ci collochiamo noi? Siamo tra gli invitati “sazi” oppure tra quelli affamati”? Nella società dell’opulenza, siamo sicuramente tra i sazi. A qualcuno il cibo è venuto persino a noia mentre esistono migliaia di persone che muoiono letteralmente di fame. Uno squilibrio terribile del quale siamo responsabili, in qualche modo, tutti.

La parabola del vangelo di oggi vuole rimarcare la differenza che c’è tra coloro che rifiutano l’invito a nozze e coloro che l’accolgono. Chiaramente il banchetto è una metafora ma l’invito del Signore è reale.

In genere, ad una festa in casa propria, si invitano parenti, amici, vicini, cioè persone che si conoscono bene e alle quali si è legati da affetto e riconoscenza.

Dobbiamo fare un esame di coscienza e cercare di guardare alla relazione che abbiamo con il Signore chiedendoci se l’abbiamo curata. Ci ricordiamo che Gesù ci ha chiamati amici e che siamo figli di Dio e coeredi con Cristo?

Il Signore continua ad invitarci e noi mostriamo poca disponibilità a soddisfare il suo desiderio di essere presente nella nostra vita. Nei vangeli delle scorse settimane siamo stati paragonati ad una vigna che, nonostante la cura e le attenzioni del padrone, produce acini aspri, poi siamo stati chiamati a lavorare presso questo padrone che ricompensa lautamente anche l’ultimo operaio e ne abbiamo contestato la giustizia, oggi siamo invitati ad un ricco pranzo e troviamo mille giustificazioni per non andare.

Perché questa resistenza, questa distanza? Forse perché pensiamo di non aver bisogno di altro, visto che ci crediamo i padroni della vita, dei beni di cui disponiamo, della Terra, del tempo, delle persone, di ogni cosa. L’essere sazi di tutto non ci permette di scorgere come dentro di noi ci siano bisogni che nessuno potrà soddisfare se non Dio. Forse ci stimiamo più di quello che valiamo, soprattutto nella relazione con il Signore.

Siamo noi gli ospiti superbi che non accettano l’invito al banchetto perché hanno da fare. Poveri noi! Altri siederanno a quella mensa, “buoni e cattivi”, senza alcuna distinzione.

Come si saranno sentiti i capi dei sacerdoti e i farisei che nella sinagoga ascoltavano questa parabola? Come ci sentiamo noi? Se abbiamo un’alta considerazione di noi stessi le parole del re sono come macigni che si abbattono sul nostro orgoglio: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni”. Bella valutazione!

Signore Gesù, perdonaci. Quando riceviamo l’invito al matrimonio da parte di qualche nostro amico cerchiamo in tutti i modi di non deluderlo e, anche a costo di qualche sacrificio, partecipiamo alla sua festa, mentre troppe volte ci permettiamo di rifiutare il tuo. Oggi la parabola ci insegna che i crocicchi delle strade sono stracolmi di persone “affamate” che aspettano l’invito a pranzo, ma, anche quando ci sentiamo pieni, se guardiamo dentro di noi scopriamo che la sazietà del corpo non riesce a coprire la fame della nostra anima. Abbiamo bisogno di sentire e di accogliere i tuoi ripetuti inviti. Vogliamo sedere a mensa insieme con te e con coloro che chiamerai, buoni e cattivi, in quanto non fai differenza di persone. Signore della vita, ti ringraziamo perché preparerai per tutti “un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati”. Concedici di avere una fame spirituale che trova sazietà solo in Te, alla mensa della Parola e dell’Eucarestia. Amen.

CB 09.10.2011 MTM