dscf3765“Transeamus usque Bethlehem”, andiamo verso Betlemme. È stato questo il leitmotiv del concerto che ha animato le serate del 22 e del 23 dicembre, prima nella parrocchia di S. Pietro Apostolo e poi nella Cattedrale di Campobasso.

Voci giovani e volti venuti da lontano, i ventisei frati del coro Ioculatores Domini, sono arrivati dalla Romania invitati dal desiderio, finalmente realizzato, di padre Agostino, parroco di S. Pietro. “Va bene, andiamo”, padre Giovanni, rettore dell’istituto teologico di Roman – che ospita circa trecento persone tra frati e studenti – ha presto accolto l’invito dei frati di Campobasso. E così, i giovani cantori si sono messi in marcia per portare il loro annuncio in musica alla comunità molisana. Premurosa l’accoglienza delle famiglie parrocchiali che hanno aperto le loro case e offerto vitto e alloggio ai frati ospitati.

Ma quest’evento non è stato solo un semplice concerto, è stato molto di più: uno scambio culturale tra due popoli, lontani geograficamente, ma uniti da una fede comune, quella in Dio, incarnato in quel Bambino divino che, ogni anno, rinasce per donarci la salvezza.

Ecco allora che il concerto si è trasformato in un momento di grande condivisione: due coppie, una italiana, l’altra romena, si sono scambiate doni tipici. La prima, in tipici abiti di Roccamandolfi, ha donato alla coppia romena un crocifisso in terracotta e una campanella in bronzo di Agnone. Di risposta la coppia romena, in abito tipico, ha donato un’icona raffigurante la Madonna col Bambino e un tessuto realizzato a telaio.

E poi scambio di bandiere (rumena, consegnata al sindaco di Campobasso Luigi di Bartolomeo, italiana al rettore padre Giovanni) poste ai piedi della coppia santa, San Giuseppe e la Vergine Maria, perché benedicano, proteggano e difendano sempre le famiglie, e suono di zampogne per allietare i momenti di intervallo.

Gradita la presenza di padre Marco, ministro generale dei frati conventuali e di monsignor Bregantini nella serata del 23 in cattedrale. Il pubblico, che ha gremito la chiesa, ha apprezzato non soltanto la bravura dei cantori, ma anche lo spirito “corale” che la parrocchia ospitante e i frati hanno saputo creare. Venti i brani eseguiti, alcuni dei quali insieme al coro parrocchiale di S. Pietro.

Vittorio

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