L’intervento di Gesù nei confronti del paralitico sposta l’attenzione della malattia di quell’uomo ai suoi peccati. Gesù mostra, nel brano evangelico di questa domenica, che la malattia fisica è sì un male, ma vi è un male molto più grave, il peccato. Nella Bibbia il peccato è inteso come un “mancare il segno, l’obiettivo”. Il peccato è una distorsione, una deviazione e non permette di raggiungere l’obiettivo per cui siamo stati creati: la comunione. Il peccatore è paralizzato, bloccato nella suo movimento verso Dio e verso gli altri. Il peccato è il radicale fallimento che in modi diversi tutti constatiamo e di cui tutti soffriamo. L’esperienza del prevalere nelle nostre relazioni dell’invidia, dell’odio, della gelosia e della sete irrefrenabile di ricchezza e di potere, ci fa concludere che la nostra realizzazione è decisamente pregiudicata. Tutto ciò è nell’intimo della struttura umana, nel profondo dell’uomo e si manifesta evidente nella fatica quotidiana di stabilire relazioni profonde, stabili e durature, nella radicale incapacità di amare e di essere amati. Ma la grandezza di questo brano non sta tanto nell’aver individuato da parte di Gesù cosa abita le profondità dell’uomo quanto piuttosto nell’aver annunciato e manifestato, mettendo in piedi quell’uomo, che Egli, il Figlio dell’Uomo, «ha il potere di perdonare i peccati sulla terra».

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