Se stai cercando il regalo o l’abito perfetti per la Prima Comunione, questi consigli potrebbero aiutarti a trovare in realtà l’essenziale

di Christine Ponsard

Il modo in cui si prepara e si vive il giorno della Prima Comunione non è senza incidenza sulla continuazione della vita cristiana del bambino. Ciò che è essenziale in quel giorno è davvero il suo primo incontro con Dio, nell’intimità molto particolare della comunione eucaristica. Bisogna dunque fare di tutto per favorire questo incontro, per facilitare il raccoglimento del bambino prima, durante e dopo la Messa della Prima Comunione.

L’abito non deve essere la preoccupazione principale

Non si tratta di vivere questo giorno come dei monaci, né di rifiutare le festività famigliari. Si tratta solo di vegliare affinché questi festeggiamenti non assumano un’importanza maggiore della stessa Prima Comunione. Così, è meglio un pasto semplice che permette ai genitori di rimanere calmi e disponibili, che piatti elaborati che monopolizzano la madre di famiglia e mettono la casa sul piede di guerra.

L’abbigliamento è spesso una grande preoccupazione e occupa un posto importante per le ragazzine, specialmente se sono tante a fare la comunione allo stesso tempo per la prima volta. Basta ascoltarle durante le lezioni di catechismo che precedono il grande giorno. Spetta ai genitori aiutarle a mettere il piacere dell’eleganza al loro posto: se è normale vestirsi a festa come si fa per una riunione importante e rallegrarsene, non si deve però metterlo in primo piano. Il nostro atteggiamento a riguardo ha una grande influenza su quello dei figli: più saremo rilassati nei confronti dei problemi di abbigliamento e poco disposti a giudicare le persone dal loro aspetto, più i nostri figli avranno un atteggiamento giusto in questo ambito.

E i regali?

A tutti i bambini piace ricevere regali, e a tutti i nonni, padrini, madrine e altre persone piace fare regali: in un certo senso, fa parte della festa. Ma d’altra parte, è difficile che questi regali non occupino il primo posto (o un posto troppo importante) nella mente del bambino. Anche in questo caso, basta ascoltare le conversazioni prima o dopo il catechismo: “Io avrò questo. E tu, che cosa avrai? Hai visto cosa mi ha regalato la nonna?”

Allora? Sta ad ogni famiglia decidere. Nessun regalo? È possibile, con il pieno consenso del bambino. Offrire solo regali religiosi può anche essere una buona soluzione, purché ci si accordi insieme affinché non si ritrovi con tre crocifissi e altrettanti libri di Messa. In ogni caso, un gioco elettronico o una Barbie non sono una buona idea il giorno della prima comunione, sta a noi spiegarlo diplomaticamente ai potenziali donatori; meglio deludere lo zio Arturo o la cugina Carlotta che rovinare il fervore del bambino.

E dopo?

Troppo spesso si concentra tutta l’attenzione sulla preparazione della prima comunione e non si fa più nulla dopo: il bambino ha bisogno di noi, prima di tutto, per permettergli di andare a Messa ogni domenica. Poi perché la comunione non diventi automatica (vado a Messa, quindi ricevo la comunione sistematicamente senza farmi domande), ma che sia preparata il giorno prima o addirittura durante la settimana prima che la precede. Possiamo parlarne durante la preghiera in famiglia affinché ognuno, a modo suo e come vuole, pensi a preparare la sua eventuale comunione per il giorno seguente o la domenica successiva.

Questa preparazione rimane fondamentalmente un segreto tra Dio e il bambino, ma a volte è auspicabile che si suggerisca tale sforzo e tale atto di offerta. Ricordiamo anche la regola del digiuno eucaristico, che richiede che colui che si prepara alla comunione si astenga “almeno un’ora prima della Santa Comunione, da ogni cibo e bevanda, con la sola eccezione dell’acqua e delle medicine” (Nuovo Codice di Diritto Canonico, canone 919, § 1). Questa regola può sembrare puramente formale e senza significato profondo: è per questo che molti cristiani non la applicano e spesso la ignorano. In realtà, chi prova a metterla in pratica si rende conto che è un modo molto concreto di prepararsi all’Eucaristia, di non fare la comunione per automatismo o abitudine: questa preparazione del corpo incita ad una preparazione dell’anima. In verità, la regola del digiuno eucaristico è molto pedagogica e sarebbe sbagliato privarne il bambino, con il pretesto di non sovraccaricarlo di regole ed obblighi.

Se è importante che non si comunichi per abitudine, che si prepari a ricevere Gesù, che la sua partecipazione all’Eucaristia sia sostenuta da una richiesta regolare del Sacramento del Perdono (in generale, una volta al mese è una buona frequenza) e non vada alla Comunione in stato di peccato grave (non dobbiamo credere che i piccoli siano capaci solo di “piccoli” peccati: la gravità dei loro rifiuti di amare è proporzionale alla loro capacità di amare, che può essere molto grande). Insomma, se è essenziale che non riceva Gesù non importa come, bisogna anche fare attenzione che non sia prigioniero di scrupoli o perfezionismi che gli impedirebbero di ricevere la comunione con il pretesto di indegnità. L’Eucaristia non si merita: è dono gratuito di Dio per noi, e Gesù non è venuto per i sani, ma per i peccatori.
da Aleteia.org