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Affdarsi

La versione che Matteo dà del racconto di questo miracolo è molto breve e coincisa. Tutto ruota attorno alla drammatica preghiera di questo padre:

«Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni, imponi la tua mano su di lei ed ella vivrà».

Gesù rimane colpito da questa umiltà disarmante. Quest’uomo esercita una paternità straordinaria perché sa riconoscere il suo limite e consegna a Gesù tutto quello che lui non può fare più. Non dovrebbe essere così la nostra preghiera? Non dovremmo voler bene così alle persone? Andare da Gesù e dire:

“io ho fatto tutto quanto potevo, ora tu fai tutto quello che io non posso più fare”.

Il miracolo è innanzitutto la fiducia di quest’uomo. L’umiltà è la consapevolezza dei nostri limiti.

“Arrivato poi nella casa del capo e veduti i flautisti e la folla in agitazione, Gesù disse: «Andate via! La fanciulla infatti non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma dopo che la folla fu cacciata via, egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E questa notizia si diffuse in tutta quella regione”.

Trovare gente che si fida suscita sempre le risatine di chi ama tenere tutto sotto controllo. Ma come dice un proverbio: ride bene chi ride ultimo. E il sorriso di questi genitori è l’ultimo del racconto.  Gli evangelisti ci raccontano questi miracoli non solo per dirci che Gesù ha potere sulla vita e sulla morte, ma per aiutare ognuno di noi a pensare alla fede non solo come l’adesione a un sistema morale e di precetti ma bensì come la rivoluzionaria prospettiva di chi non rimane più chiuso in se stesso e si apre all’azione di una forza e di una grazia più grandi della sue possibilità. Questi genitori sono presi sul serio da Gesù non perché se lo meritano, ne perché hanno comprato in qualche modo la sua benevolenza come molto spesso pensiamo di dover fare noi, ma semplicemente perché si sono completamente affidati a Lui. L’umiltà è cercare di vivere con tutto noi stessi il “sia fatta la tua volontà” che pronunciamo nel Padre nostro.

Don L.M. Epicoco 2021