Ascolta il Vangelo
Ci sono parole che messe in bocca a Gesù ci fanno sentire a nostro agio, e altre che ci sconvolgono Oggi il Vangelo ci regala un po’ di parole sconvolgenti. “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra”. E questa non ci sembra proprio una bella notizia, tranne poi accorgerci che lo scombussolamento che Gesù è venuto a portare non riguarda le guerre ma quelle paci mortifere dove pur di non soffrire o sbagliare alla fine si decide di non vivere. “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me”. Anche in questo caso ci sembra quanto mai contro natura una richiesta simile, tranne poi renderci conto che senza Cristo rischiamo di confondere l’amore con il possesso, e invece di godere dell’amore delle persone che amiamo passiamo la vita solo con la paura di perderle o in balia delle delusioni. Se Lui ha il primo posto aumenta anche la libertà con cui siamo capaci di voler bene a chi amiamo. “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà”. Portare la croce significa imparare a farci carico di tutta la realtà che abbiamo davanti senza più l’ansia di doverne portare da soli il peso. Gesù non ci chiede di salvare ciò che ci è affidato ma di portarlo dietro di Lui. Un discepolo fa questo: segue. Allora il valore di ciò che conta non dipende più dalla quantità di cose che facciamo ma dal modo con cui facciamo le cose: “Chi avrà dato anche solo un bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa”. Questa qualità è dettata da una cosa molto semplice: ricordarsi “per chi” vale la pena fare, accettare, rinunciare, scegliere, soffrire o gioire. Un cristiano ha chiaro questo “per chi”, e allora può anche fallire se questo fallimento è vissuto “per amore di Qualcuno”.
L. M. Epicoco