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Nel Vangelo di oggi Gesù esprime chiaramente la sua preferenzialità non lasciando alcun dubbio sui suoi prediletti: “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza”. Credo che tutto vada ricercato nella capacità di semplificazione che solitamente hanno “i piccoli”. Gesù non sta parlando semplicemente dei bambini, ma di tutti coloro che rinunciano a complicare la vita mostrando un’attitudine immensa a non perdere di vista l’essenziale. A persone così Dio racconta i suoi piani, e si intrattiene a parlare lungamente nel loro cuore. Ma la semplicità non viene dall’indole, ma da una profonda educazione interiore. Un’autentica vita interiore è quel lavorio attraverso cui noi cerchiamo di imparare l’arte di semplificare le cose, fino a portarle al loro nucleo essenziale. La persona semplice non è banale, è essenziale. Va al nodo della questione e non si perde dietro migliaia di ragionamenti che quasi sempre hanno come tema portante sensi di colpa e colpevoli. “Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo”. Ecco allora qual è la verità: Dio non lo si cattura con complessi ragionamenti, ma con la semplicità del cuore. È la semplicità che sa accettare il dono di vedersi raccontato da Gesù ciò che da solo non avrebbe mai potuto scoprire. Se non è Gesù a portarci al Padre, nessuno di noi ci arriverà mai. Chi è semplice lo sa, e si fida di Lui, gli va dietro, lo ascolta, ci passa del tempo, si lascia istruire, lo lascia fare. Chi è semplice in pratica prega, e sa che la preghiera è l’arte di essere semplici. La preghiera è il contrario delle preoccupazioni. Anzi è lì che dobbiamo portarle per poi gettarle tutte in mano a Lui. I piccoli non si fanno scudo della loro intelligenza, sanno che anche essa va abbracciata da Qualcuno.

L. M. Epicoco