Ascolta il Vangelo

«Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi». Il cristianesimo è un fatto per questo predilige l’esperienza al semplice gioco delle parole. Se dalla fede cristiana ci prendiamo solo qualche idea geniale sulla vita, allora non abbiamo capito che il cuore di questa fede è Qualcuno e non qualcosa. Ciò che fa la differenza tra il cristianesimo e qualunque altra religione è proprio la persona concreta di Gesù. Tutta la nostra teologia è una persona, e per comprenderla non bisogna semplicemente essere intelligenti, ma mettersi in relazione con Lui. È una tentazione abbastanza diffusa volere regole e teorie, più che relazioni. Ma quando la nostra religione è solo la somma di regole e dottrine, proprio in quel momento è meno utile perché ci fa perdere di vista l’essenziale. La gente del Vangelo di oggi pensa di sapere già tutto di Gesù, come molto spesso noi pensiamo di sapere ormai tutto delle cose e delle persone che normalmente ci sono nella nostra quotidianità. Ma è proprio questo pregiudizio che ci preclude un cambiamento. Non a caso Gesù cita due episodi in cui Dio preferisce agire con un “lontano”, più che con un “vicino”, perché delle volte chi è lontano è più disposto ad accogliere ciò che noi vicini delle volte ormai non vediamo più a causa della cecità dell’abitudine. “C’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova in Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo, ma nessuno di loro fu risanato se non Naaman, il Siro”. Bastano queste parole a provocare un sentimento di odio nei confronti di Gesù. In fondo quando qualcuno ci dice una cosa vera, la cosa ci brucia. Imparare a leggere quei turbamenti, a interrogarli, ad andare al fondo ci aiuta a comprendere dove Gesù vuole condurci. In questo senso l’incontro con Gesù è sempre una crisi che va accolta.

L. M. Epicoco